venerdì 21 giugno 2024
Questa volta il "no" dovrebbe essere definitivo: al termine di un dibattito approfondito, con alcuni voti intermedi, il Consiglio regionale ha fermato il progetto per istituire un percorso locale
I lavori in Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia

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Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha stoppato definitivamente la proposta di legge che chiedeva - sulla base della sentenza della Corte costituzionale del 2019 e sulla scia di una petizione supportata da più di 8mila firme – di varare procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito.

Con 23 sì (Centrodestra), 16 no e due astensioni è stata infatti approvata dall’aula la pregiudiziale alla discussione stessa in aula proposta da Carlo Bolzonello, presidente della III Commissione consiliare, ricordando che la pdl era stata bocciata in questa sede lo scorso 9 aprile e che, in ogni caso, la questione del fine vita è al di fuori della competenza regionale. Concetto ribadito nel corso del breve dibattito anche dal presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, rispondendo alle obiezioni di consiglieri dell’opposizione. «Sono gli Stati, e non le Regioni, a dover legiferare su questo tema, con livelli di assistenza e procedure univoche a livello nazionale – ha ribadito Fedriga –. Credo dunque che sia un'operazione di grande serietà non utilizzare come scalpo di propaganda una materia così delicata e sensibile, quando l’Avvocatura dello Stato ci dice che non rientra nelle nostre competenze».

Nel novembre scorso, infatti, l’Avvocatura aveva espresso un parere che indica esplicitamente possibili «rilievi di non conformità al quadro costituzionale di riparto delle competenze legislative tra Stato e Regioni». Il legislatore – aveva obiettato Serena Pellegrino (Avs), relatrice di minoranza – deve fare il legislatore e non il giurista. Se anche altri organi dello Stato respingessero la nostra norma, non ci sarebbe problema. Anche la Corte europea chiede che gli Stati si occupino di questo tema». Ed Enrico Bullian (Patto per l’Autonomia) aveva insistito: «L’oggetto del dibattito non è essere contro o a favore del suicidio medicalmente assistito, ma come rendere esigibile e attuabile una pratica ammessa. E in altre occasioni il Centrodestra ha votato leggi che poi si sono rivelate incostituzionali, come quella sull'accesso al welfare».

E se il consigliere Bolzonello ha evidenziato come la Regione non sia rimasta alla finestra, ma in questi mesi abbia promosso ulteriori percorsi di cure palliative, Roberto Cosolini (Pd) ha replicato: “»on mi si venga a dire che le cure palliative, per quanto tema importante, possano essere la soluzione alle problematiche di persone che si trovano nella fattispecie descritta dalla Corte Costituzionale, tenute in vita da apparecchiature e senza speranze di guarigione».Ma proprio a questo riguardo Andrea Cabibbo, capogruppo di Forza Italia, ha tenuto a ribadire che l’obiettivo, da parte del legislatore, dovrebbe essere «eliminare la sofferenza, non accelerare il processo crepuscolare del sofferente cui, invece, la sanità pubblica ha il dovere di garantire ogni supporto, anche psicologico, mettendo al centro del rapporto tra medico e paziente un'irrinunciabile alleanza terapeutica. La scelta tra cura e abbandono è un bivio cui le istituzioni non possono sfuggire e che si presenta ogni volta che si approva una legge o che si costituisce un servizio pubblico».

Capitolo chiuso, dunque, in Friuli Venezia Giulia? No. «A livello di Consiglio regionale del Fvg, l’ultima opzione – ha suggerito Bullian – è il “voto alle Camere” per stimolare il Parlamento a legiferare in maniera organica su tutta la materia del fine vita».

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