mercoledì 30 luglio 2014
Continua il dibattito sul decreto. Scienza e vita: anche adozioni nei livelli di assistenza.
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​Continua il dibattito sulla fecondazione eterologa, dopo l'anticipazione del decreto legge che fisserà le nuove regole. La riconoscibilità dei donatori nella fecondazione eterologa "è un diritto figli": lo afferma la vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera, Eugenia Roccella. "La senatrice Puppato - rileva Roccella in una nota - sostiene che ammettendo la possibilità che il nato dall'eterologa, una volta adulto, possa risalire, se vuole, al suo genitore biologico, si 'affossà l'eterologa. Evidentemente, secondo la senatrice, in tutti i paesi che l'hanno fatto la fecondazione eterologa non è più praticabile: si tratta della maggioranza dei paesi occidentali, come per esempio Svezia, Danimarca, Norvegia, Inghilterra, Germania, Austria, Svizzera, Olanda". Sono ormai "pochi - sottolinea - i paesi che impediscono al figlio nato da eterologa quello che è consentito anche agli adottati, e cioè di andare alla ricerca delle proprie origini. È evidente che l'argomentazione non regge e rivela strumentalità e parzialità". "La verità - conclude Roccella - è che si vogliono riconoscere solo i diritti dell'adulto che desidera un figlio, ma non i diritti del figlio che desidera sapere chi è il padre o la madre biologica. Il riconoscimento dei diritti, insomma, va a corrente alternata".Se la fecondazione eterologa sarà inserita nei Livelli essenziali di assistenza "perché non inserire anche l'adozione?". Questo il commento di Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, presidente e copresidente nazionali dell'Associazione Scienza & Vita. "Nell'apprendere che la fecondazione eterologa sarà inserita nei Livelli essenziali di assistenza - affermano in una nota - non possiamo fare a meno di chiederci perché lo Stato non si attivi allo stesso modo per le adozioni, che rappresentano una risposta all'infertilità che esiste già e che coinvolge migliaia di coppie che ora sono vittime di un'ingiustificata disparità e di un'inaccettabile disuguaglianza. Forse - si chiedono - sono considerate meno adatte all'accoglienza della vita di chi sceglie l'opzione artificiale?".
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