lunedì 5 gennaio 2015
Rilanciate nel 1992, oggi sono presenti in tutta Italia. Ma ancora poco conosciute.
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In principio (dell’anno) c’è una culla. Il 1° gennaio a Firenze, nella culla per la vita dell’ospedale di Careggi, è stata salvata Daniela, prematura ma viva e sana, per la quale ieri il cuore dei fiorentini si è aperto in un’offerta spontanea e generosa di ogni tipo di aiuto, con numerose telefonate giunte al centro clinico che l’ha in cura e proposte di adozione. È la terza bimba salvata da queste strutture hi-tech ispirate alle ruote degli esposti e rilanciate in alcune città italiane per salvare bambini altrimenti destinati all’abbandono nel cassonetto, come spiega Rosa Rao, responsabile delle Culle per la Vita del Movimento per la Vita. Daniela arriva dopo Stefano nel 2007 al Casilino di Roma e Mario nel 2012 alla Mangiagalli di Milano e la sua salvezza è stata salutata con gioia dal coordinatore Ncd Toscana, Gabriele Toccafondi, che parla di «esempio positivo» da diffondere sul territorio.La prima ruota in Italia fu all’ospedale di Santo Spirito in Sassia a Roma grazie a Papa Innocenzo III. Per l’uso-abuso che se ne fece, nel 1923 le ruote furono ufficialmente soppresse. Ha senso oggi la culla? «È una presenza muta di un popolo accogliente per prevenire aborti e abbandoni – afferma la Rao –. In ogni culla è inserito il nostro numero verde (800813000) grazie al quale si aiutano le donne». Insieme alla culla viene sempre pubblicizzata anche la possibilità del parto in anonimato per la donna.Secondo Rosa Rao «la culla ha un valore pedagogico e culturale perché richiama la dignità delle persone. È importante che ci siano in ogni città per valorizzare la vita abbandonata e in pericolo».La prima culla dell’epoca moderna fu lanciata nel 1992 da Giuseppe Garrone presidente del Mpv di Casale Monferrato, seguìto da altri Movimenti locali ma il boom delle culle termiche è nel 2007.Secondo Rosa Rao «manca una divulgazione. Si fanno campagne a tappeto contro l’abbandono dei cani, se si lanciassero anche contro l’abbandono dei bambini quanti ne salveremmo!». Così accade all’estero, dice la Rao. In Polonia c’è una Finestra per la vita in ogni diocesi. In Giappone la Culla della cicogna, aperta nel 2007 all’ospedale Jikei di Kumamoto City, in meno di un anno ha salvato 13 bambini. In Germania Babyklappe, anche in Svizzera sono stati salvati vari neonati. Poi Repubblica Ceca, (Babybox), ma anche Ungheria, Belgio, Slovacchia, Croazia e Corea si sono attrezzati. In Romania e in Austria sono stati salvati 4mila neonati. In Russia vengono abbandonati circa 800mila bambini, per questo gli ospedali pediatrici si sono dotati di “scatole” moderne per bebè. E una risoluzione – la 1.624 del 2008 – è stata promossa dall’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa per «Prevenire la prima violenza: l’abbandono alla nascita».Sono 50 oggi le culle attive in Italia. Un elenco su www.mpv.org riporta le culle del Mpv e di altre associazioni e fondazioni (Inner Wheel, Fondazione Rava-Kpmg, Ninnaho, Lions, Rotary, Soroptimist, Ospedali, Rsa, Asl, Comuni...). Un «Vademecum per la costruzione di una Culla per la Vita in ogni città» insieme alle motivazioni e basi giuridiche della culla si trovano sempre sul sito del Movimento per la vita. Varie sono le proposte di legge depositate in Parlamento a partire dal 2007, ricorda Rosa Rao che, insieme a un’équipe di esperti, è stata ricevuta nel 2010 dalla Commissione Sanità del Senato.
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