"Una sezione di primo grado della Corte europea si è accorta oggi che tra la legge 40 sulla fecondazione artificiale e la legge 194 sull'interruzione di gravidanza c'è 'una incongruenza'. È la scoperta dell'acqua calda. La legge sull'aborto, figlia del '68 e del femminismo, si preoccupa soltanto della donna mentre l'altra, decisamente più recente e figlia delle nuove evidenze scientifiche, punta a tutelare tutti i soggetti coinvolti nelle procedure di pma, quindi i genitori e il bambino, anche se tanto piccolo da essere invisibile". Lo afferma, in una nota, il Movimento per la vita."Tuttavia - afferma Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita - neppure la legge 194, almeno a parole, consente l'aborto eugenetico perchè l'Ivg è permessa in presenza di un pericolo serio e grave per la madre e la diagnosi prenatale è funzionale anche ad un intervento risanatore sul bambino malato. Viceversa la diagnosi genetica programma l'uccisione di molti figli-embrioni per trovare quelli sani. Dolorosamente si coglie una consonanza le leggi naziste che pretendevano di stabilire chi aveva diritto a vivere e chi no. Bene farà, quindi, il legislatore a portare anche nella legge 194 la logica dell'articolo 1 della legge 40 che riconosce il concepito anche in provetta come un soggetto titolare di diritti al pari degli adulti coinvolti. Intanto non abbiamo alcun dubbio che il governo scelga di fare ricorso contro la sentenza di questa mattina. Un ricorso che difficilmente la Grand Chambre potrà rigettare, vista la sentenza del novembre scorso che, cancellando la decisione di primo grado, si è avvicinata alla logica della legge 40"."In ogni caso - conclude Casini - la decisione di oggi prova quanto sia importante l'iniziativa europea 'Uno di noi' che sta mobilitando i cittadini dei 27 Paesi della Ue per raccogliere milioni e milioni di firme con l"obbiettivo di chiedere alle Istituzioni comunitarie un deciso riconoscimento del bambino titolare di diritti fin dal concepimento. I giudici non potranno non tenere conto della volontà di tanta parte dei popoli europei che per la prima volta fanno ricorso a questo strumento di democrazia diretta".
MONS. COLOMBO: PAROLA AL LEGISLATORE"Quando due norme di legge sono contradditorie, non è detto, senza ragioni adeguate, che la più recente sia da modificare e la precedente debba restare immutata. Bisogna decidere, e solo il legislatore lo può fare, in nome del popolo che rappresenta, se occorra dare maggiore o minore tutela alla vita umana nascente". È l'opinione di monsignor Roberto Colombo, bioeticista dell'università Cattolica, secondo cui, dopo la decisione della Corte di Strasburgo, la parola deve ora tornare al legislatore. "Il giudizio di 'incoerenza' della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita (Pma) con la legge 194 sulla interruzione volontaria della gravidanza (Ivg) formulato dalla Corte di Strasburgo - spiega il docente della Cattolica - dice solo che la tutela dell'embrione e del feto non è garantita in modo paritetico dalle due leggi. È vero: solo la legge 40 riconosce di fatto, e non solo di principio, il diritto alla vita di ogni essere umano sin dal suo concepimento. Ma quando due norme di legge sono contraddittorie, non è detto - senza ragioni adeguate - che la più recente sia da modificare e la precedente debba restare immutata. Bisogna decidere, e solo il legislatore lo può fare, in nome del popolo che rappresenta, se occorra dare maggiore o minore tutela alla vita umana nascente. Del resto, la stessa sentenza della Corte si Strasburgo è incoerente con altri recenti pronunciamenti della giurisprudenza europea che tutelano la vita e l'integrità dell'embrione, come quello della Corte di Giustizia europea di un anno fa sulla non brevettabilità dell'embrione umano e delle sue cellulestaminali".
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