Secondo i dati più recenti, malattia e non autosufficienza sono di gran lunga le problematiche che maggiormente preoccupano le famiglie italiane, molto più che altre questioni diffuse come il futuro dei propri figli, la crisi economicofinanziaria o le problematiche connesse al lavoro. Per questo abbiamo provato a riflettere su alcuni argomenti che sicuramente saranno al centro della vita dei cittadini nel 2019.
1. Se perdiamo il Servizio Sanitario Nazionale. Il Ssn è oggi più a rischio che mai, anche se molti sembrano far finta di niente. D’altra parte, sempre più persone si sono già rassegnate a pagare i servizi sanitari, con crescenti costi umani e finanziari. Se non si interviene presto e bene questa può diventare una vera e propria débâcle civile e sociale. Alla domanda se è possibile salvare, anzi consolidare e migliorare, un sistema sanitario che non chiede carta di credito o certificato assicurativo a nessuno e fornisce milioni di prestazioni l’anno la risposta è: dipende. Dipende dalla partita che tutti i protagonisti – cittadini, professionisti, manager, politici – decideranno di giocare e, soprattutto, se decideranno di giocarla insieme con senso di responsabilità o gli uni contro gli altri. Gli stanziamenti di risorse nella legge di bilancio e l’attuale assetto organizzativo sono assolutamente insufficienti persino per mantenere gli attuali livelli di assistenza, figuriamoci per quelli futuri. Bisogna far capire ai politici che l’investimento in salute è quello a più alto rendimento, sia economico che sociale, e che l’attuale concorrenza tra Stato e Regioni, se non corretta, è destinata ad aumentare inefficienze e disuguaglianze.
2. Chi ha paura dei vaccini? I vaccini sono la tecnologia più sicura che la medicina moderna abbia prodotto. Vengono studiati, sperimentati e controllati in modo adeguato proprio perché destinati ai soggetti sani, eppure cresce l’esitazione ad affidarsi a loro per proteggere i propri cari. È necessario invertire questa tendenza per evitare il ritorno di terribili malattie, far capire che è proprio grazie ai vaccini che queste si sono ridotte, ma non scomparse, e che è necessario farlo anche per proteggere coloro – e sono migliaia – che non possono vaccinarsi per- ché malati o immunodepressi. La legge sull’obbligo per l’iscrizione a scuola è stata una prima importante misura per evitare il peggio, ma bisogna aumentare la consapevolezza dei rischi delle malattie e la cultura della prevenzione in tutte le fasce di popolazione.
3. Il primo farmaco a tutte le età: l’attività fisica. La correlazione tra obesità e malattie croniche (come malattie cardiovascolari, diabete e cancro) è ormai accertata. Le maggiori cause di sovrappeso e obesità sono le scorrette abitudini alimentari e la sedentarietà. È importante mantenersi normopeso per l’intera durata della vita. L’attività fisica ha un ruolo decisivo e dovrebbe essere parte integrante di un sano stile di vita a tutte le età. L’attività fisica quotidiana, controllata e adeguata alle proprie capacità, è uno dei migliori farmaci che ci si possa auto-somministrare. È ormai noto che praticare regolarmente qualsiasi attività muscolo-scheletrica che comporti un dispendio energetico, per circa 30 minuti al giorno, per almeno cinque volte a settimana faccia bene, aiuti a sentirsi meglio, riduca lo stress, tonifichi i muscoli e migliori il sonno notturno. Muoversi è piacevole, salutare, si può fare ovunque, in qualunque momento della giornata, non richiede un equipaggiamento particolare ed è gratuito. Fare sport all’aperto, ma anche solo svolgere attività semplici come giocare, camminare, andare in bicicletta, dovrebbe entrare a far parte della regolare attività quotidiana.
4. Sanità digitale e medicina personalizzata: mito o realtà? La sanità digitale può rappresentare un cambiamento epocale per garantire ai cittadini una medicina personalizzata che abbini efficacia ed efficienza e consenta al nostro Ssn di rimanere sostenibile nonostante le impressionanti sfide demografiche ed epidemiologiche. Ma è necessario prima comprendere, e poi superare, alcuni vincoli culturali, organizzativi e funzionali. Il primo è quello della 'interoperabilità', cioè la capacità di trasferire facilmente dati all’interno del nostro sistema sanitario, indipendentemente dalla marca del produttore di tecnologia informatica. Il secondo vincolo è il coinvolgimento sia dei clinici che dei cittadini- pazienti. Innovazione e miglioramento dell’assistenza sanitaria sono meglio garantiti da processi di collaborazione in cui gli innovatori e le organizzazioni sanitarie siano attivamente coinvolti nel disegno dei processi insieme ai clinici e ai pazienti, comprendendo e realizzando quello di cui le persone hanno bisogno e desiderano. Il terzo vincolo è la cosiddetta cybersecurity, cioè le attività finalizzate a ridurre i rischi di attacchi informatici e proteggere organizzazioni e individui dallo sfruttamento non autorizzato di sistemi, dati, reti e tecnologie.
5. Stare attenti alle 'bufale'. Il progresso scientifico necessita di tempo per ottenere risultati convincenti. Bisogna quindi porre attenzione ai termini 'scoperta scientifica' oppure 'miracolo': anche una scoperta apparentemente plausibile ha bisogno di tempo per essere confermata. Si raccomanda di ricercare la 'versione integrale' della storia: i report in tv o sui giornali sono troppo brevi per includere tutti i dettagli, meglio affidarsi a fonti istituzionali e riconosciute, come il portale ISSalute dell’Istituto Superiore di Sanità. Bisogna in buona sostanza mantenere un sano scetticismo: non è necessario screditare o diffidare di ogni articolo o report, ma è sufficiente utilizzare il buonsenso. Se una soluzione suona troppo facile e comoda per essere vera, probabilmente non lo sarà.
6. Le promesse della terapia genica. A fine 2018 l’Agenzia europea del farmaco ha approvato per la prima volta una terapia genica, cioè l’inserzione di materiale genetico nelle cellule per curare patologie tumorali, al momento ematologiche ma presto anche di altra natura. È la Car-T ( Chimeric Antigen Receptor) che è una proteina ibrida sintetica (cioè che non esiste in natura), in grado di riconoscere il tumore e di attivare il linfocita T, uno dei componenti fondamentali del nostro sistema immunitario. La tecnica consiste nell’isolare i globuli bianchi del paziente, selezionare i linfociti T e inserire al loro interno (tramite un vettore virale reso inattivo) il frammento di Dna che reca le informazioni per produrre la proteina ibrida Car, in modo che i linfociti T comincino a esprimerla sulla loro superficie. A quel punto, le cellule T ingegnerizzate, trasformate in un farmaco vivente personalizzato e potenzialmente in grado di riconoscere e attivarsi contro il tumore, vengono moltiplicate e reinfuse nel paziente. L’efficacia appare rilevante, ma i costi esorbitanti imporranno scelte difficili di razionamento e appropriatezza. Bisognerà prepararsi per queste nuove sfide a cui i professionisti sono già pronti, mentre appaiono in ritardo agenzie regolatorie e strutture regionali. Occorre un’accelerazione.