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A chi domani intende seguire l’incoronazione di re Carlo III del Regno Unito, e anche a chi non intende farlo ma difficilmente riuscirà a evitare i relativi resoconti e commenti, suggerisco una visita previa allo stimato blog di storia e folklore “Una penna spuntata”. Vi troverà un post (
bit.ly/3nuCAaR) che l’autrice, Lucia Graziano, ha intitolato: «L’incoronazione di re Carlo tra storia e folklore: FAQ per i curiosi», distinguendosi, nel sottotitolo, dai media che «si focalizzano sul gossip e i vestiti e trascurano di spiegare la parte più succosa». Si tratta in effetti di un ben documentato saggio; suddiviso tra «cose serie» e «cose facete», contiene tra le prime i riferimenti più strettamente religiosi, che provo a riassumere. La «sontuosa parata con cui il re, provenendo da fuori le mura, faceva fisicamente il suo ingresso» a Londra, caratteristica del periodo medievale e oggi non prevista, era «coreografata su modello dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme».
Vi è connessa l’idea, risalente sempre al Medioevo (fino all’XI secolo) ma mai formalizzata dalla Chiesa, che l’incoronazione fosse un sacramento, dal momento che «il fulcro della cerimonia di incoronazione era», ed è tuttora, «quello in cui il re veniva unto con olio crismale», come nelle ordinazioni sacerdotali (per Carlo III verrà utilizzato un olio proveniente dal Monte degli Ulivi e benedetto dall’arcivescovo anglicano e dal patriarca ortodosso di Gerusalemme). Molte cose cambiarono con la Riforma anglicana: non a livello strettamente liturgico, scrive Graziano, ma – per evidenti motivi – quanto al «modo in cui, nel corso della cerimonia, veniva giustificata la regalità del re» e quanto all’apparato teologico sotteso: «il re non si recava più a Westminster Abbey per essere consacrato come tale grazie all’intervento di un vescovo», ma «veniva semplicemente riconosciuto tale dalla Chiesa». Infine, un segno dei tempi: tra le modifiche apportate da Carlo III al rito di incoronazione rispetto a quello della madre Elisabetta II (1953) figurano gli spazi dati a «esponenti laici di varie religioni, che porteranno all’altare alcuni degli oggetti che saranno utilizzati nell’incoronazione»; inoltre «dopo l’unzione per mano di un vescovo anglicano, il re «riceverà le benedizioni di leader religiosi di varie confessioni».
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