Theresa riporta a scuola le spose bambine
giovedì 17 settembre 2020

Che la “capovillaggio anziana” Theresa Kachindamoto faccia sul serio lo sanno tutti: nel distretto di Dedza non si sfugge alla sua autorità. E ora una cosa le sta a cuore: che tra pochi giorni, alla riapertura delle scuole, tutte le allieve tornino sui banchi. Preoccupazione legittima, in un Paese come il Malawi in cui i matrimoni e le gravidanze precoci sono una piaga endemica. L'ordine di Theresa ai suoi 55 sottocapi tribali, in una comunità complessiva di 900mila persone, è perentorio: chi ha autorizzato unioni illegali con spose–bambine deve revocarli, pena l'esautoramento dalla carica. Il lockdown imposto dal 23 marzo in tutto il Malawi ha significato anche questo: 1.000 matrimoni con bambine fino ad agosto, contro i 600 nello stesso periodo del 2019; 20mila gravidanze precoci contro 6.000, il triplo.

Theresa Kachindamoto

Theresa Kachindamoto - Wikicommon

Ora l'Autorità Tradizionale Theresa Kachindamoto, la più alta in grado della tribù Angoni, ha visitato tutti i suoi villaggi per «ammonire le famiglie a prendersi cura delle bambine e assicurarsi che riprendano a studiare. Ne va del loro futuro», spiega. Anche con il pancione, le ragazzine devono tornare in classe. Il Malawi è tra i Paesi più piccoli dell'Africa, 16 milioni di abitanti in un territorio come metà del Regno Unito. Il 47% delle ragazze si sposa prima dei 18 anni e il 9% prima dei 15, nonostante nel 2017, grazie anche al lavoro tenace di Theresa Kachindamoto e delle ong che la sostengono, sia entrata in vigore una modifica costituzionale che ha alzato l'età minima a 18. «Già in passato ho esautorato alcuni capivillaggi (si racconta di cinque, ndr) perché in barba alla legge hanno permesso ai padri di dare in spose bambine appena 11enni», spiega lei. Usanze tribali non più ammissibili, né per la legge né per la dignità femminile. Le gravidanze comportano rischi sanitari altissimi per ragazze così giovani, oltre a compromettere il loro futuro.

Theresa è una dei 300 leader tribali del Malawi. Sposata e madre di 5 figli, è alta e robusta, ama i vestiti e i copricapi colorati. Nel 2001 ha lasciato il lavoro di segretaria in un collegio della città di Zomba, richiamata nel suo villaggio natale a ereditare l'incarico del padre, in quanto la più istruita e considerata la più saggia tra i suoi 12 fratelli maggiori. In 20 anni ha speso il suo ruolo di Autorità Tradizionale (mediatore tra autorità civili e capi tribali) per migliorare la condizione delle donne.

Anche solo con la forza dell'esempio: prima non c'era nessun capo tradizionale donna, adesso in tutto il Malawi sono una cinquantina. Dal 2001 ha annullato oltre 3.500 unioni illegali, rimandando le ragazzine a scuola anche pagando di tasca sua le rette. «Si legano a un uomo a 11, 12 anni perché non hanno niente, nemmeno una gallina, e i genitori sono ben contenti di avere una bocca in meno da sfamare», racconta. Seguono il primo che prometta di sottrarle alla fame e di regalare un pezzo di sapone. E si trovano ben presto con un neonato in braccio. La scuola è l'unico deterrente, ma dallo scorso marzo le alunne sono abbandonate a sé stesse.

Theresa gira nei villaggi del suo distretto, visita capanna per capanna, affiancata dai Gruppi di madri (una delle associazioni che ha creato, sostenute anche dall'Onu), per stanare le bambine incinte e convincerle che frequentare la scuola è la migliore scommessa sulla loro vita. È una lotta che sta combattendo contro le tradizioni tribali, contro l'estrema miseria, contro la subalternità a cui sono relegate le femmine. Il governo del Malawi vuole che i matrimoni precoci diminuiscano del 20% entro il 2023. Theresa sta facendo la sua parte: «Il mio sogno è aprire collegi (boarding school, ndr) dove mettere al sicuro le ragazze. Studiare può rompere il ciclo della povertà e restituire alle donne le chiavi del proprio futuro».

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