
Diffuso da Arcadia, la società di comunicazione specializzata in monitoraggio delle dinamiche online, e ripreso da diverse fonti (qui rinvio all’agenzia Prima Pagina News bit.ly/3Xl7MYN), c’è un dato statistico, all’indomani del nuovo ricovero di papa Francesco al Gemelli, che conferma una sensazione chiara tra i frequentatori dei social media. Nelle conversazioni social in italiano, inglese, francese e spagnolo, tra il 14 e il 24 febbraio la keyword “Papa Francesco”, ha registrato 4,2 milioni di menzioni e 48,4 milioni di interazioni, con al centro della relativa emoji cloud (la rappresentazione grafica, in forma di nuvola, di quali e quante singole “faccine” o altri simboli sono stati usati in tali interazioni) il simbolo delle mani giunte, intendendo evidentemente comunicare con esso un atteggiamento di preghiera. Da un più empirico punto di vista – il monitoraggio della blogosfera ecclesiale internazionale dal quale nascono i contenuti di questa rubrica – ho rilevato anch’io che, tra le notizie e i commenti sulla salute del Papa, le esortazioni e le testimonianze di preghiera hanno occupato uno spazio rilevante. C’è chi, come lo statunitense “Where Peter Is” (bit.ly/4idNNmX), ha proposto il testo originale di una bella orazione e chi, come “Aleteia” ispanofono (bit.ly/41xzpAm), ha suggerito «sette modi per sostenere [il Papa] nella sua malattia»; dal canto loro le tante conferenze episcopali e singole diocesi che hanno organizzato momenti di preghiera si sono affidate ai propri canali digitali per mobilitare i fedeli.
Chi non si esime dal disputare...
La malattia grave di un Papa è una situazione a fronte della quale le dispute intraecclesiali andrebbero messe da parte. Eppure, anche sul pregare per Francesco si è udita qualche voce dissonante. Aldo Maria Valli, sul blog “Duc in altum”, sotto la forma di un nuovo dialogo tra il suo alter ego don Camillo e il noto Crocifisso della saga cinematografica (bit.ly/41hDnM9) comunica ai propri follower che, pur non avendo simpatia per questo Papa, la condizione di malattia che attraversa lo induce a elevare una sincera preghiera. Ma avanza anche un dubbio sulla sincerità della preghiera altrui, segnatamente quella «di certi presunti amici del Papa», tacciati di «opportunismo». Andrea Gagliarducci, sul blog “Vatican Reporting” (bit.ly/3DkuuJH), ragiona sulla preghiera che, a partire dal 24 febbraio, è convocata ogni sera in piazza San Pietro, mentre papa Francesco è al Gemelli; vede una differenza tra pregare per un Papa malato e lontano – intende Francesco – e accompagnare un Papa in agonia e vicino – intende Giovanni Paolo II; ipotizza che tale diverso pregare rechi in sé opposte visioni di Chiesa. Luisella Scrosati, sulla “Nuova Bussola Quotidiana” (bit.ly/3QEWTgN) riterrebbe opportuno che le preghiere per papa Francesco impetrassero non solo «la grazia della sua guarigione» ma anche «le grazie maggiori» di cui, «nell’ultima grande decisiva battaglia» contro il Maligno necessita tanto più il capo della Chiesa, lamentando contestualmente le scarse notizie diffuse dalla Santa Sede sul «modo cristiano» con il quale il Papa si approssima «al giorno del grande passo».
...e le voci filiali da Gaza
Tra le notizie che la Santa Sede ha diffuso su papa Francesco nei giorni del ricovero compare invece quella della sua fedeltà alle quasi quotidiane telefonate alla parrocchia di Gaza. E così, tornando alle preghiere, tra quelle pubbliche una che le rappresenta al meglio tutte mi pare senz’altro il video (bit.ly/41jvEgr) che, in quella parrocchia palestinese, è stato girato e mandato al Gemelli. Dura solo 39 secondi. Vi compaiono, raccolti sul presbiterio, davanti all’affresco della Sacra Famiglia, una quarantina di persone, strette nei loro cappotti: intorno ai ministri ci sono bambini, donne (diverse suore), qualche anziano; un fedele è sulla carrozzina. Potrebbe essere una qualsiasi delle nostre parrocchie. L’audio è di cattiva qualità: si fa fatica a cogliere le parole, pronunciate in spagnolo, del parroco, padre Gabriel Romanelli. Così le ha trascritte Vatican News (bit.ly/43xVkcj): «Caro Santo Padre, qui da Gaza siamo quelli che stavano alla Messa di oggi. Fa molto, molto freddo, però vogliamo manifestarle la nostra gratitudine, la nostra vicinanza, la nostra preghiera. Tutto il mondo sta pregando per lei ed è molto riconoscente, e tutti desideriamo la sua salute». Poi parla un uomo, dal fondo dell’assemblea, in arabo: «Grazie tante, le auguriamo una buona salute, preghiamo sempre per lei». Infine tutti salutano: «Dio sempre la benedica!».
© riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: