Le battaglie di Oriana Fallaci tra dura realtà e finzione tv
giovedì 20 febbraio 2025
Una ricostruita New York sotto una finta neve e un’immaginaria Los Angeles dai colori estivi, a ridosso di una collina di Hollywood ricreata a Tivoli sul Monte Ripoli, rappresentano senz’altro un omaggio a Federico Fellini, convinto sostenitore che non fosse necessario andare nei luoghi veri per raccontare una storia attraverso il cinema. Così facendo certe ricostruzioni negli studi di Cinecittà si prestano a liberare la fantasia, a dar vita a una sorta di favola, rinunciando a qualsiasi patina di realismo. Succede anche nei primi due degli otto episodi di Miss Fallaci, in onda il martedì per quattro settimane alle 21,30 su Rai 1 con la regia di Luca Ribuoli, Giacomo Martelli e Alessandra Gonnella. La serie (recuperabile su RaiPlay) intende rendere omaggio alla influente e controversa giornalista e scrittrice fiorentina Oriana Fallaci (1929-2006). Lo fa puntando inizialmente su toni che potremmo appunto definire da favola triste. A parte il preambolo con l’intervista a Henry Kissinger da parte di una Fallaci già affermata, il primo flashback ci riporta al 1956, a Milano, dove Oriana, nella redazione del settimanale «L’Europeo», è osteggiata dai colleghi maschi. Vorrebbe occuparsi di politica, ma è costretta a scrivere di cinema. Tanto vale allora continuare a farlo con interviste importanti. Da qui la richiesta di essere mandata per sei giorni negli Stati Uniti scommettendo con il direttore che se non fosse riuscita a intervistare l’inaccessibile Marilyn Monroe avrebbe accettato di buon grado altri due anni in redazione a occuparsi di cronache cinematografiche. Oriana, senza conoscere una parola d’inglese, vola nella New York innevata di cui sopra, fallisce l’impresa, ma non demorde. Eccola allora dopo qualche tempo a Los Angeles, dove inizia un’altra storia e una favola meno triste, almeno per il momento. La stessa protagonista, Miriam Leone, i cui tratti hanno poco a che vedere con quelli ruvidi e spigolosi dell’originale, non è più mascolinizzata come nella fase precedente. Ciò non toglie che continui con forza, determinazione e perseveranza la lotta per farsi strada, per essere presa sul serio, per essere trattata alla pari dai suoi colleghi maschi e trovare lo spazio che sa di meritarsi. Uno degli elementi fondamentali della serie è proprio la narrazione degli ostacoli che la popolare giornalista incontrò per affermarsi, per diventare una giornalista rispettata e conosciuta. Il tutto, come detto, in modo emblematico, senza badare troppo all’effetto realistico, compresa la buffa soluzione dell’assistente che traduce alla Fallaci le parole di personaggi americani che già rispondono in italiano in quanto la serie è stata girata in inglese e poi doppiata per il pubblico italiano. Di positivo resta il messaggio forte dell’importanza di credere in se stessi, di trasformare le sconfitte in occasioni. © riproduzione riservata
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