
Anche quando ci sentiamo “sbagliati” l’amore di Dio non viene meno: di certo il suo abbraccio non aspetta che siamo “perfetti” per accoglierci, ma ci stringe a sé sempre, anche nel momento in cui ci sembra di vivere nell’ombra. È questa la lezione che oggi ci lascia san Dismas, il buon ladrone: sul Calvario l’errore e la debolezza offerti ai piedi del Crocifisso diventano motivo di grazia e di speranza. Dismas è l’icona di coloro che alzano lo sguardo a Dio, dando voce a quella scintilla d’amore che hanno sempre avuto dentro di sé ma che hanno sempre fatto tacere. Quel «ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno» è di fatto la preghiera essenziale ma profonda, di un uomo che finalmente ha trovato la Verità. Le parole di Dismas sul Calvario sono quelle dell’umanità intera che invoca la misericordia di Dio. Quello che a tutti appare come un grido di disperazione, in realtà è quindi la manifestazione di una conversione. A questo frammento di speranza nell’ora più buia, però, fa da contraltare l’atteggiamento di Gestas, l’altro condannato, che nemmeno nel momento dell’ultimo respiro riesce ad accogliere l’infinita misericordia e l’incondizionato amore di Dio. A ognuno di noi ogni singolo giorno della nostra esistenza sta la scelta: essere fiducioso come Dismas o disperato come Gestas.
Altri santi. San Procopio di Sazava, abate (975-1053); santa Lucia Filippini, vergine (1672-1732).
Letture. Annunciazione del Signore. Is 7,10-14;8,10; Sal 39; Eb 10,4-10; Lc 1,26-38.
Bizantino. Eb 2,11-18; Lc 1,24-38.
t.me/santoavvenire
© riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: