Una fase della cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Parigi 2024 - ANSA
Poco prima dei leggendari Giochi del 1960 carezzati dal Tevere, Roma strinse con Parigi un patto rarissimo: gemelle per sempre in modo esclusivo, senza spazio per altre città. E come nessuno o quasi ha notato, il famoso pallone olimpico parigino della fiamma è stato posto proprio sulle rive del Tevere: ovvero, accanto alla storica statua alle Tuileries che simboleggia il fiume capitolino e dunque, oggi, pure il legame fra le due capitali. Ci hanno poi pensato i maratoneti degli altipiani etiopi a stabilire un altro legame suggestivo: Tamirat Tola, battendo incredibilmente il record olimpico nonostante il folle dislivello spezzagambe del colle di Meudon, ha fatto ripensare alla mitica impresa a piedi scalzi di Abebe Bikila.
In chiusura d’Olimpiadi, senza tradire davvero Roma, Parigi ha strizzato l’occhio a una nuova amica, Los Angeles, con cui si era accordata per una doppia attribuzione olimpica combinata: «Fra noi due, nessuna doveva perdere. Avanti solo se entrambe vittoriose», ha spiegato la sindaca parigina Anne Hidalgo. Detto fatto, con il passaggio di testimone, per i Giochi estivi, a Los Angeles 2028, grazie pure al funambolico figurante di lusso Tom Cruise.
Piccoli accordi, si dirà. Ma anche di questo si nutre quella «cultura della pace» su cui ha tanto insistito nel suo discorso finale il tedesco Thomas Bach, presidente del Comitato internazionale olimpico (Cio), sottolineando con realismo che i Giochi «non possono creare la pace», ma che non possono neppure rinunciare a concorrere pazientemente al suo sbocciare, nel solco di Pierre de Coubertin. Da parte sua, il capo di Parigi 2024, Tony Estanguet, ha enfatizzato con emozione un fatto sfuggente, ma di certo toccante per molti, ovvero che «una balena ha partecipato a una finale di surf a Tahiti».
Per tirare le somme, proviamo allora a "mixare" un po’ i due discorsi, come quei disc jockey che nei locali notturni parigini hanno modificato la programmazione per far spazio allo spirito olimpico. La cultura della pace, si potrebbe dire, resta sfuggente. Eppure, a tratti, magari durante un’Olimpiade, emerge a portata d’occhio, se non di mano. Come le code soffici di quelle volpi leggiadre che ogni tanto incroci di notte alle porte di Parigi. Avvistamenti che subito cancellano ogni rimasuglio sgradevole di un’intera giornata, riempiendo il cuore di soffi imprevisti di speranza.