In Francia sarà vietato usare i telefonini a scuola. Il provvedimento, annunciato dal ministro dell'istruzione Blanquer, entrerà in vigore il prossimo anno. Il motivo è presto detto: i ragazzi si distraggono troppo. Li usano per copiare, per guardare video durante le lezioni e, a volte, per filmare professori e compagni o perfino atti di bullismo. Insomma, la questione andava regolata. Al punto che Macron l'aveva promesso in campagna elettorale.
A questo punto, alcuni di voi penseranno: viva la Francia, i cellulari a scuola andrebbero vietati anche in Italia. Altri invece – come sta accendendo anche in Francia – saranno perplessi. Il provvedimento infatti riguarda sia le scuole elementari sia le medie (fino ai 14-15 anni di età) e sarà esteso anche durante l'intervallo. In pratica: appena arrivati a scuola, i ragazzi dovranno consegnare i loro cellulari spenti, mettendoli in un armadietto.
Secondo il quotidiano francese "Le Monde", negli ultimi anni il numero di studenti francesi che portano a scuola il cellulare è aumentato dal 20% all'80%. Il primo possesso di un telefonino coincide con i 9 anni (quarta elementare) quando in Francia solitamente i ragazzi iniziano ad andare a scuola da soli.
Che gli studenti usino i cellulari durante le lezioni per distrarsi o per copiare è ormai un dato di fatto. Tanto è vero che già oggi in Francia (ma anche in molte nostre scuole) vengono rigorosamente vietati durante i compiti in classe. Può darsi che sbagli, ma non prevedo – a parte nei primi giorni – grandi drammi da parte dei ragazzi. Si abitueranno. Così come si abituano ogni giorno a tante altre novità.
I più "colpiti" da questo provvedimento (temo) saranno gli adulti. Innanzitutto gli insegnanti che saranno chiamati a fare i "poliziotti", accertandosi che gli smartphone vengano consegnati ogni giorno dai ragazzi al loro arrivo in classe (non credo siano ammesse perquisizioni). Ma la categoria che in assoluto sarà più traumatizzata da questo provvedimento è quella dei genitori apprensivi. Mamme e papà (di solito più mamme che papà) che regalano già ai figli di 9 anni il cellulare «perché così so sempre dov'è». Adulti ansiosi che credono che basti un telefonino per risolvere sia i loro problemi di ansia sia (pia illusione) quelli legati alla sicurezza dei figli.
Basta avere avuto accesso almeno una volta nella vita ad un gruppo WhatsApp di genitori con figli nella stessa classe, per sapere quanto sia generalizzato il problema. Non a caso il ministro francese si è affrettato a far sapere che il suo ministero «è ancora al lavoro per trovare il giusto compromesso, che consenta per esempio l'uso dei cellulari in casi di emergenza o per scopi didattici».
Basterà questo per tranquillizzare i genitori? Difficile dirlo. La questione, come ha spiegato ieri su Avvenire il professor Cesare Rivoltella, è più ampia. E riguarda le famiglie prima ancora che le scuole. Famiglie che sono troppo distratte o impreparate davanti alla rivoluzione digitale. Oppure che vietano a priori ai figli l'uso di web, social e telefonini, pensando di avere risolto il problema solo perché l'hanno chiuso fuori dalla porta. Ma le tecnologie sono ormai ovunque. Sono parte delle nostre vite. Vanno usate, insegnando ai ragazzi il modo migliore per farlo e con spirito critico.
Che servano regole nelle scuole non ci piove. A patto di non dimenticarsi che il primo compito degli adulti verso i ragazzi è quello di educarli. Per questo rivolgo un pensiero affettuoso ai tanti insegnanti, non solo francesi, chiamati a fare i poliziotti ma soprattutto a dover fronteggiare legioni di genitori petulanti e ansiosi che spesso dimostrano livelli di maturità inferiori a quelli dei loro figli.
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