Che un non credente non creda nella Resurrezione di Cristo sembra una cosa normale. E normale sembra anche che, per chiarire i suoi problemi di conoscenza, faccia ricorso a un altro non credente magari interessato, da storico, al cristianesimo e alla sua nascita. Senza dubbio, sarebbe più logico rivolgersi a un "esperto" credente.
Invece un lettore non credente, ma che «ama la figura di Gesù», ha chiesto lumi a Corrado Augias. Ha scritto alla Repubblica (giovedì 4) perché, nel libro in cui lo scrittore francese Emmanuel Carrére narra la propria "sconversione" dalla fede all'ateismo, ha trovato «semplicistica» la versione della Resurrezione di Gesù, «con tutto quello che ne consegue... una religione che dura da duemila anni», eccetera.
La risposta di Augias è ancora più semplicistica: nell'udienza del 19 aprile in piazza San Pietro – scrive – papa Francesco «ha detto che mentre la morte di Gesù è un fatto storico, la sua resurrezione è solo un atto di fede». E sentenzia: «Se parole del genere le dice il Papa, mi pare che il significato cambi», tanto più che «i vangeli si limitano a descrivere il sepolcro vuoto». Davvero?
Non è credibile che Augias, il quale, insieme con uno storico del cristianesimo, ha scritto una (discutibile) Inchiesta su Gesù, non abbia letto bene il discorso del Papa né i Vangeli né le lettere di San Paolo. E allora? «Abbiamo in san Paolo – aveva detto il Papa – una piccola sintesi di tutti i racconti pasquali e di tutte le persone che sono entrate in contatto con il Risorto... Paolo fa un elenco delle persone a cui Gesù risorto apparve e con cui mangiò... Ne abbiamo qui una piccola sintesi... In cima all'elenco ci sono Pietro e il gruppo dei Dodici, poi "500 fratelli", molti dei quali ancora potevano rendere la loro testimonianza, poi viene citato Tommaso [l'apostolo del dito nella ferita di Gesù]. Ultimo della lista – come il meno degno di tutti – è Paolo stesso».
Questo elenco di testimoni della Risurrezione è la sintesi esplicita di quanto riferiscono i quattro Vangeli. In sostanza, la fede non contrasta con la storia che, invece, anche qui la sostiene.
MIRACOLI DA PERIFERIA
Scrive Il Giornale (venerdì 5) che «il Papa non fa il miracolo», perché «all'indomani della visita di Francesco alle case popolari di via Salomone, il 25 marzo a Milano, le Case bianche si sgretolano ancora: infiltrazioni d'acqua, ascensori rotti, pezzi di tetto che cadono, abusivismo e spaccio nei giardinetti... I due palazzoni di nove piani risalenti agli anni Settanta, 500 alloggi, un migliaio di abitanti, stanno letteralmente cadendo a pezzi...».
Ma Il Giornale ignora che il "miracolo", allora, è stata la concreta dichiarazione d'amore che papa Francesco ha fatto visitando una realtà popolare abbandonata nelle case tremolanti di una "periferia" povera della ricca Milano.
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