La giustizia si costruisce partecipando al dolore del fratello, non traendo soddisfazione dalla sua situazione: «Non guardare con gioia al giorno di tuo fratello, al giorno della sua sventura», è infatti, il monito che giunge dall’Antico Testamento attraverso il libro più breve, i 21 versetti del profeta Abdia. Il messaggio è chiaro e mette in guardia coloro che approfittano della debolezza del prossimo per trarne un vantaggio: l’ingiustizia che compiono sarà la loro stessa condanna e rimarrà un segno indelebile. La voce di Abdia, profeta vissuto nel VI secolo a.C., si levò dopo la conquista di Gerusalemme per condannare coloro, in particolare gli Edomiti, abitanti dell’Idumea, che avevano ferito Israele proprio nel momento più vulnerabile, quando cioè aveva subito l’invasione, la devastazione e la deportazione a Babilonia. Ma l’intenzione del profeta non era di augurare una vendetta, quanto annunciare un Dio che si fa carico delle sofferenze di coloro che subiscono iniquità e prepotenze per mano di chi si approfitta della loro debolezza. Israele, che secondo Abdia regnerà ben oltre i suoi antichi confini, è l’immagine di un popolo, quello dei giusti, che alla fine avrà la meglio sui malvagi e su quanti agiscono per difendere solo i propri interessi: essi, infatti, «possederanno Canaan fino a Sarepta» e «saliranno vittoriosi sul monte di Sion, per governare il monte di Esaù, e il regno sarà del Signore».
Altri santi. San Fausto di Alessandria, diacono e martire (III-IV sec.); santa Matilde di Helfta, monaca (XIII sec.).
Letture. Romano. Pr 31,10-13.19-20.30-31; Sal 127; 1Ts 5,1-6; Mt 25,14-30.
Ambrosiano. Is 51,7-12a; Sal 47 (48); Rm 15,15-21; Mt 3,1-12.
Bizantino. Ef 4,1-7; Lc 12,16-21.
t.me/santoavvenire
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