«Un vademecum al vetriolo» (che dunque è pericoloso per chi lo maneggia): così l'editrice Piemme presenta il libro scritto a sei mani (due sono di Giuliano Ferrara) che s'intitola «Questo Papa piace troppo». Ne parla (domenica 23) un'intera pagina di Il Giornale con un'intervista ad altre due mani, quelle di Alessandro Gnocchi, un buon cristiano sodale del terzo coautore, Mario Palmaro, ormai in Paradiso dal 9 marzo scorso. Purtroppo Gnocchi si arroga il «preciso dovere, l'obbligo», di insegnare il mestiere al Papa e, nell'intervista, dice, «non mi piace» e varie altre cose. Tra queste il Papa che dice a Eugenio Scalfari: «Io credo in Dio, non in un Dio cattolico, non esiste un Dio cattolico», cosa che - dice Gnocchi - metterebbe in difficoltà L'Osservatore romano e Avvenire. Il fatto è che se davvero esistesse un Dio cattolico, ne dovrebbero anche esistere innanzitutto uno ebreo, come era Gesù Cristo e poi almeno uno ortodosso, uno luterano, uno anglicano, uno valdese eccetera. Il severo Gnocchi, tradizionalista in buona fede, dovrebbe aggiornarsi. Era il popolo ebraico di tremila anni fa che pregava Dio supponendolo superiore agli dei di ciascun popolo nemico, ma prestissimo cambiò idea. I cattolici credono in Dio che si è rivelato nelle Sacre Scritture, ma non ha bisogno della Bibbia per definirsi.DIGNITÀ SMARRITA?Per garantire il «diritto all'aborto» ed eliminare l'obiezione di coscienza (lo spauracchio dei non obiettori), si ricorre anche alla «dignità» del medico che lo pratica. Ne tratta su Il manifesto (giovedì 27) una «ginecologa ricercatrice universitaria» scrivendo: «Chi ha scelto di fare il ginecologo sapeva benissimo che avrebbe dovuto fare i conti con l'interruzione di gravidanza», per cui la domanda che lei con altre studentesse di medicina si erano poste «non era "obietto o non obietto", ma faccio la ginecologa o no» e questo perché - udite, udite - «la ginecologa è il medico della donna, non dell'embrione, non del feto, non del bambino» che, se ne deduce, non hanno diritto alla vita né alla salute. Sennonché le vere ragioni che dovrebbe obbligare anche gli obiettori, sono due: una è la stanchezza di fare aborti, sotto la quale si nasconde un nascente positivo ribrezzo; l'altro è una questione di dignità, vale a dire «il diritto a essere non obiettori con la stessa dignità degli obiettori». Sembra un'ammissione che anche la coscienza dei non obiettori si muove segnalando al proprio titolare che fare «i medici soltanto della donna» solleva problemi di dignità e di etica professionale. Sulla porta del mio barbiere, che si dà le arie, un cartello dice: «Non si fanno barbe».LA COMMEDIA DEL "GENDER"L'accesso, tramite gli educatori, della questione omosessuale e della teoria del "gender" nei nidi e negli asili (bambini da 0 a 6 anni) e conseguenti responsabili lamentele dei genitori e inviti dei vescovi a lasciare in pace almeno gli infanti nella loro ingenuità è, per Il Fatto quotidiano (giovedì 27), «una commedia all'italiana». Se turbare i più piccoli con i «diritti lgbt» (lesbiche, gay, bi e trans-sessuali) è un divertimento, sarà bene ricordare che nella Costituzione la parola «educare» è riservata ai compiti dei genitori (art. 30), l'«educazione» agli istituti di enti e privati (art. 33) mentre per la scuola di Stato si parla solo di «istruzione». Questa vale anche per Il Fatto e per Corrado Augias, il quale, però, rispondendo a una lettrice di Repubblica, richiama il «precetto che l'atto sessuale è consentito [dalla Chiesa] solo se destinato alla procreazione». No: solo se "aperto" alla procreazione, differenza non di poco conto.
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