In oratorio, tutti gli anni, a gennaio, parliamo molto della pace. Quest’anno però abbiamo fatto una cosa diversa. Invece di discutere sulla guerra e sulla pace nel mondo, per trovarci tutti d’accordo che la guerra è brutta e la pace è bella, l’educatore ci ha detto: «Ragazzi, nell’anno che è appena finito abbiamo fatto parecchie attività. Alcune di esse sono andate bene, altre così così, altre sono state un disastro. Perché non le passiamo in rassegna, cercando di capire il perché di quelle che sono andate bene e di quelle che sono andate male?». Tutti d’accordo per fare un flashback come nei film. Abbiamo scoperto così che dopo aver deciso di fare una recita, tutto è andato per aria perché nella scelta delle parti tutti volevano quelle più importanti; e durante le prove, i più bravi ridevano di quelli meno bravi, e questi si vendicavano con dispetti fastidiosi. Un altro disastro è stato il mini torneo di calcio, perché, pur di vincere, alcuni ricorrevano a falli pesanti e a imbrogli di ogni tipo. La cosa più brutta, però, è non essere potuti andare a un incontro con un gruppo di ragazzi stranieri, perché alcuni dei nostri genitori hanno minacciato che, se lo avessimo fatto, non avrebbero mandato più i figli in oratorio. Le cose che sono andate bene, che ci hanno divertito e che hanno fatto crescere l’amicizia tra di noi sono state quelle in cui nessuno ha voluto prevalere sugli altri; quelle nelle quali, accettando le diversità, le abbiamo fatte diventare una ricchezza; quelle che, dopo aver dialogato con calma, e aver deciso insieme , abbiamo rispettato le decisioni. Così abbiamo capito concretamente come nascono le guerre e come si crea la pace. Il Vangelo dice che quelli che creano la pace sono felici. Ha ragione. Le iniziative che abbiamo portato avanti senza combatterci ce le siamo gustate. Se le persone grandi e i governi facessero come noi, non combinerebbero disastri e sarebbero felici