L'udienza alla polizia stamani in Aula Paolo VI
Il bene di una società non è dato dal benessere della maggioranza, o dal rispetto dei diritti di “quasi tutti”, ma «dal bene della collettività quale insieme di persone, così che, finché qualcuno soffre, “tutte le membra soffrono con lui”». Cita san Paolo della Prima Lettera ai Corinzi, il Papa nel discorso rivolto all’Associazione Nazionale della Polizia di Stato ricevuto in udienza.
Un incontro che fornisce al Papa l’occasione per sottolineare l’importanza che in una società civile vengano garantite legalità e sicurezza. Se vengono a mancare – aggiunge Francesco – «sono i più deboli i primi a essere danneggiati, perché hanno meno mezzi per difendersi e provvedere a sé stessi. Ogni ingiustizia infatti – continua Bergoglio – colpisce anzitutto i più poveri, e tutti coloro che in vario modo possono dirsi “ultimi”. E ultimi, nel nostro mondo, sono coloro che lasciano la loro terra a causa della guerra e della miseria, e devono ripartire da zero in un contesto del tutto nuovo; ultimi sono coloro che hanno perso la casa e il lavoro, e faticano a mantenere la loro famiglia; ultimi sono coloro che vivono emarginati e ammalati, o sono vittime di ingiustizie e soprusi».
E proprio verso queste persone più indifese – ribadisce il Pontefice – si rivolge l’attenzione della polizia. «A tutti costoro – spiega il Papa – voi vi fate prossimi quando cercate di prevenire il crimine e vi adoperate nel contrasto al bullismo e alle truffe; quando mettete a disposizione il vostro tempo e le vostre energie nella formazione dei giovani e nella vigilanza presso le scuole, nella tutela del territorio e del patrimonio artistico; nell’organizzazione di convegni e nella formazione a una cittadinanza più attiva e consapevole».
Si tratta cioè, spiega il Papa citando i frutti della diffusione del messaggio evangelico di ricordare come «l’immissione dei valori della solidarietà e della pace, che trovano nella Persona e nel messaggio di Gesù il loro vertice, siano stati capaci, e lo siano ancora oggi, di rinnovare le relazioni interpersonali e sociali». «Quando mettiamo in pratica la carità – conclude il Papa – essa cambia il mondo e la storia, anche se non ci accorgiamo subito dei suoi effetti».