“Come sarà la mia fine? Come vorrei che il Signore mi trovasse quando mi chiamerà?” E’ saggio pensare alla fine, “ci aiuta ad andare avanti”, a fare un esame di coscienza su quali cose dovrei correggere e quali “portare avanti perché sono buone”. Papa Francesco dedica la sua omelia del mattino, a Casa Santa Marta, alla fine del mondo e della propria vita, perché “in quest’ultima settimana dell’anno liturgico la Chiesa ci fa riflettere su questo, ed “è una grazia” commenta “perché a noi non piace pensare alla fine”, “rimandiamo sempre a domani questo pensiero”. Alessandro Di Bussolo (Vatican News)
La fine del mondo come una mietitura
Nella Prima Lettura, dal Libro dell’Apocalisse, san Giovanni parla della fine del mondo “con la figura della mietitura”, con Cristo e un Angelo armati di falce. Quando sarà la nostra ora, prosegue Francesco, dovremo “far vedere la qualità del nostro grano, la qualità della nostra vita”. E prosegue: “Forse qualcuno di voi dice: ‘Padre, non sia così tetro, che queste cose non ci piacciono … ‘, ma è la verità”.
É la mietitura, dove ognuno di noi si incontrerà con il Signore. Sarà un incontro e ognuno di noi dirà al Signore: “Questa è la mia vita. Questo è il mio grano. Questa è la mia qualità di vita. Ho sbagliato?” - tutti dovremmo dire questo, perché tutti sbagliamo –, “Ho fatto cose buone”- tutti facciamo cose buone; e un po’ far vedere al Signore il grano.
Pensare alla fine ci aiuta ad andare avanti
Cosa direi, si domanda ancora il Pontefice “se oggi il Signore chiamasse? ‘Ah, non mi sono accorto, ero distratto … ‘. Noi non sappiamo né il giorno né l’ora. ‘Ma padre, non parli così che io sono giovane’ – ‘Ma, guarda quanti giovani se ne vanno, quanti giovani sono chiamati … ‘. Nessuno ha la propria vita assicurata”. Invece è sicuro che tutti avremo una fine. Quando? Solo Dio lo sa.
Ci farà bene in questa settimana pensare alla fine. Se il Signore mi chiamasse oggi, cosa farei? Cosa direi? Quale grano gli farò vedere? il pensiero della fine ci aiuta ad andare avanti; non è un pensiero statico: è un pensiero che va avanti perché è portato avanti dalla virtù, dalla speranza. Pensare alla fine, alla fine della creazione, alla fine della propria vita, è saggezza; i saggi lo fanno.
Non rimarrò eternamente qui: come vorrei finire?
Quindi, conclude Papa Francesco, la Chiesa questa settimana ci invita a chiederci “come sarà la mia fine? Come vorrei che il Signore mi trovasse quando mi chiamerà?”. Devo fare “un esame di coscienza” e valutare “Quali cose dovrei correggere, perché non vanno bene? Quali cose dovrei appoggiare e portare avanti perché sono buone? Ognuno di noi ha tante cose buone”. E in questo pensiero non siamo soli: “c’è lo Spirito Santo che ci aiuta”.
Questa settimana chiediamo allo Spirito Santo la saggezza del tempo, la saggezza della fine, la saggezza della risurrezione, la saggezza dell’incontro eterno con Gesù; che ci faccia capire questa saggezza che è nella nostra fede. Sarà un giorno di gioia l’incontro con Gesù. Preghiamo perché il Signore ci prepari. E ognuno di noi, questa settimana, finisca la settimana pensando alla fine: “Io finirò. Io non rimarrò eternamente. Come vorrei finire?”.
Francesco, nell'omelia della messa a Casa Santa Marta, parla della nostra fine e della fine del mondo, la "mietitura” del Libro dell’Apocalisse
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