Papa Francesco a Dublino incontra le giovani coppie (Ansa)
«Non c’è davvero niente di prezioso che possa durare? Neanche l’amore?». È la domanda vertiginosa con cui ha fatto i conti papa Francesco nel suo primo colloquio diretto con una “rappresentanza qualificata” del popolo di Dio, riunito a Dublino per l’incontro mondiale delle famiglie 2018.
Lo ha fatto alla Saint Mary’s Pro-Cathedral incontrando coppie di fidanzati e di sposi, giovani e anziani, dopo aver pregato in silenzio nella Cappella dove è accesa una lampada per le vittime di abusi. Rispondendo alle loro domande, il Successore di Pietro ha riproposto la sorgente di grazia che può nutrire anche oggi la fedeltà che gli sposi si promettono per sempre nel matrimonio: «Quando un uomo e una donna cristiani si uniscono nel vincolo del matrimonio – ha rimarcato papa Francesco – è la grazia del
Signore che li abilita a promettersi liberamente l’uno all’altro un amore esclusivo e duraturo».
La perseveranza nel contesto della “cultura del provvisorio”
«Oggi – ha fatto notare il Vescovo di Roma prendendo spunto dalle testimonianze e dalle domande esposte da due coppie prima del suo intervento – non siamo abituati a qualcosa che realmente dura per tutta la vita. Se ho un lavoro, so che potrei perderlo contro la mia volontà o che potrei dover scegliere una carriera diversa. È difficile persino star dietro al mondo, in quanto tutto intorno a noi cambia, le persone vanno e vengono nelle nostre vite, le promesse vengono fatte ma spesso sono infrante o lasciate incompiute».
L’attuale contesto rende tutti «prigionieri della cultura del provvisorio, dell’effimero», una cultura che «aggredisce le radici stesse dei nostri processi di maturazione, della nostra crescita nella speranza e nell’amore».
«Nell’amore – ha detto il Papa – non c’è il provvisorio, questo si chiama entusiasmo, incantamento, ma l’amore amore è definitivo, è la metà dell’arancia, tu sei la mia metà, tutto per tutta la vita».
Il sogno di Dio per noi
La possibilità di «sperimentare, in questa cultura dell’effimero, ciò che veramente dura – ha detto il Papa,
rispondendo alla domanda dei giovani Sinead e Denis – è intimamente connessa al dato di fatto che il matrimonio nella Chiesa, cioè il sacramento del matrimonio, partecipa in modo speciale al mistero dell’amore eterno di Dio». E quando un uomo e una donna cristiani si uniscono nel vincolo del matrimonio, «Gesù è sempre presente in mezzo a loro. Li sostiene nel corso della vita nel reciproco dono di sé, nella fedeltà e nell’unità indissolubile». L’amore stesso di Cristo è «rifugio nei tempi di prova, ma soprattutto è una fonte di crescita costante in un amore puro e per sempre». Questo amore – ha scandito papa Francesco - «è il sogno di Dio per noi e per l’intera famiglia umana». E per aiutare gli uomini a far proprio il suo sogno, Dio stesso «si impegna a rimanere fedele alla sua alleanza, anche quando noi lo rattristiamo e il nostro amore s’indebolisce. Egli ci dice: «Non ti lascerò e non ti abbandonerò».
La famiglia e i doni della vita e della fede
Il matrimonio – ha affermato il Papa - «non è semplicemente un’istituzione ma una vocazione». E «tra tutte le forme dell’umana fecondità ha soggiunto il vescovo di Roma «il matrimonio è unico. È un amore che dà origine a una nuova vita. Implica la mutua responsabilità nel trasmettere il dono divino della vita e offre un ambiente stabile nel quale la nuova vita può crescere e fiorire». E la convivenza familiare, più che i piani pastorali – ha insistito il Papa – è anche il luogo dove può essere trasmesso il dono della fede, «attraverso
il calmo e quotidiano esempio di genitori che amano il Signore e confidano nella sua parola».
Ciò può accadere quando i figli «vedono come mamma e papà si comportano tra di loro, come si prendono cura l’uno dell’altro e degli altri, come amano Dio e la Chiesa. Così i figli possono respirare l’aria fresca del Vangelo».
Ha poi raccontato un episodio della sua infanzia: «Sono tentato di parlare di un’esperienza mia, da bambino. Avrò avuto 5 anni, sono entrato a casa e lì nella sala da pranzo papà arrivava dal lavoro e ho visto papà e mamma baciarsi. Non lo dimentico mai! Cosa bella, stanco dal lavoro, ma ha avuto la forza di esprimere il suo amore alla moglie. Che i vostri figli vi vedano baciarvi e accarezzarvi, così imparano il dialetto dell’amore».
Papa Francesco ha esortato tutti a pregare insieme in famiglia, a parlare «di cose buone e sante» e a celebrare le feste cristiane», lasciando che «Maria nostra Madre entri nella vostra vita familiare». Nella trama della vita familiare, i figli possono anche acquisire gli unici anticorpi efficaci al ripiegamento egoista sui propri interessi individuali: «I vostri figli – ha assicurato il Papa – impareranno come condividere i beni della terra con ciascuno, se vedono come i loro genitori sono attenti verso chi è più povero o meno
fortunato di loro. Insomma, i vostri figli impareranno da voi come vivere da cristiani; voi sarete i loro primi maestri nella fede». E questo potrà accadere anche «nel mondo di oggi, che ha scarsa considerazione per i deboli, i vulnerabili e per tutti coloro che ritiene “improduttivi”».
Le radici di ciò che fiorisce
In diversi passaggi del suo intervento, Papa Francesco ha fatto riferimento alla natura aperta e non auto-centrata della famiglia, con particolare riferimento all’importanza di «ascoltare gli anziani, i nonni», imparando dalla loro esperienza di vita matrimoniale, «sostenuta ogni giorno dalla grazia del sacramento».
Mi viene - ha detto Francesco improvvisando - la voglia di chiedervi: avete litigato troppo? Il segreto, anche se volano i piatti, è fare la pace prima che finisca la giornata. E per fare la pace, non serve un discorso, basta una carezza. E bisogna fare la pace subito perché sennò il giorno dopo c’è la “guerra fredda” del rancore».
È infine ricorso a un verso del poeta argentino Francisco Luis Bernárdez («tutto ciò che sull’albero è fiorito vive di ciò che giace sotterrato») per rimarcare che «nessuna famiglia può crescere se dimentica le proprie radici. I bambini non crescono nell’amore se non imparano a comunicare con i loro nonni».