Il Papa con le Figlie di Maria Ausiliatrice - Ansa
Questa mattina, lasciata Casa Santa Marta, il Papa si è recato in auto presso la curia generalizia delle Figlie di Maria Ausiliatrice, dove ha incontrato le partecipanti al 24° capitolo generale dell’Istituto fondato da Don Bosco, capitolo iniziato a Roma lo scorso 11 settembre e che terminerà domani, sul tema “Comunità generative di vita nel cuore della contemporaneità”.
Francesco si è rivolto alle religiose con spontaneità, inframmezzando le riflessioni con aneddoti e ricordi personali, e si è soffermato su temi a lui cari.
Il Papa con le Figlie di Maria Ausiliatrice - Reuters
Come quello del rischio della mondanità spirituale. «Il diavolo entra nelle case religiose per questa strada» ha spiegato il Papa, «Gesù ci insegna come il diavolo entra qui, e dice così: “Quando lo spirito immondo è stato cacciato via da una persona, se ne va, gira per deserti, si annoia, allora dice: “Tornerò alla mia casa per vedere come sta”. Una casa tutta pulita, tutta bella, tutta preparata. E va, trova sette peggiori di lui e entra in quella casa. Ma non entra forzando, no, entra educatamente: suona il campanello, dice buongiorno. Sono diavoli educati. Noi non ci accorgiamo che stanno entrando. Così entrano lentamente e noi: “Ah, che bello, che bello, vieni, vieni…”. E alla fine, la condizione di quell’uomo è peggiore che all’inizio. Così succede con la mondanità spirituale. Persone che hanno lasciato tutto, hanno rinunciato al matrimonio, hanno rinunciato ai figli, alla famiglia… e finiscono – scusate la parola – “zitellone”, cioè mondane, preoccupate per quelle cose… E l’orizzonte si chiude, perché dicono: “Questa neanche mi ha guardato, quella mi ha insultato, quella…”. I conflitti interni che chiudono. Per favore, fuggite dalla mondanità spirituale. E anche dallo status: “Io sono religioso, io sono religiosa…”. Esaminare questo. È il peggio che può accadere. È come un […] che lentamente ti toglie la forza. E invece di essere donne consacrate a Dio, diventano così “signorine educate”. […] dove c’è il servizio missionario, dove c’è il servizio, dove c’è la mortificazione, di tollerarsi di tollerarsi l’una l’altra. E san Giovanni Berchmans diceva: “La mia più grande penitenza è la vita comunitaria”. E ci vuole! Ci vuole tanta penitenza per tollerarsi l’una l’altra. […] Ma state attente alla mondanità spirituale. Non che per vivere ho bisogno di cambiare il telefonino, che ho bisogno di questo, di quell’altro, di prendere le vacanze sulla spiaggia… Sto parlando di cose vere. Ma la mondanità è quello spirito che ti porta a essere non in pace o con una pace non bella, una pace sofisticata».
Il Papa con le Figlie di Maria Ausiliatrice - Reuters
Un altro tema su cui Bergoglio si è soffermato è stato quello dell’«intergenerazionalità», facendo distribuendo l’immagine di un monaco giovane che porta sulle spalle un monaco anziano. «Io ricordo una volta una congregazione religiosa, non voi – ha spiegato il Pontefice – in Argentina, che aveva avuto dei problemi, tanti anni fa, quarant’anni fa più o meno. La Madre generale era una suora brava ad organizzare, e disse: “No no: qui ci vuole gioventù”, perché a quel tempo c’erano tante vocazioni. Le anziane erano tutte in una casa per anziani e le giovani a parte. Ma questo è un peccato, un peccato contro la famiglia! Gli anziani devono vivere, nel limite del possibile, nella comunità viva. E un dovere dei giovani è custodire gli anziani, imparare da loro, dialogare con i vecchi. Se in una congregazione non c’è questo scambio, è la via che porta alla morte».
«Care sorelle, so che vi state preparando a celebrare i 150 anni di fondazione dell’Istituto – è stata l’esortazione del Papa – anche questa è un’opportunità di rinnovamento e di rivitalizzazione vocazionale e missionaria. Non dimenticate la grazia delle origini, l’umiltà e la piccolezza degli inizi che resero trasparente l’azione di Dio nella vita e nel messaggio di quante, colme di stupore, iniziarono questo cammino».