Papa Francesco con don José Tolentino Mendonça, predicatore degli Esercizi spirituali per la Curia Roma ad Ariccia (Vatican News)
La Chiesa non può essere «una gabbia per lo Spirito Santo» perché «lo Spirito vola anche fuori e lavora fuori» della comunità ecclesiale. E tocca i “lontani”, coloro che sono in ricerca. Papa Francesco conclude gli Esercizi spirituali per la Curia Romana a cui anche lui ha preso parte inviando «ad aprirci senza paure, senza rigidità» e a non essere «mummificati nelle nostre strutture che ci chiudono».
Le sue parole sono rivolte al predicatore del ritiro, il teologo e poeta portoghese don José Tolentino Mendonça, vice-rettore dell’Università Cattolica di Lisbona, che da domenica a oggi ha tenuto le meditazioni. Ma il messaggio di Bergoglio va oltre le mura della casa “Divin Maestro” di Ariccia, poco distante da Roma, dove si sono svolti gli Esercizi spirituali.
Nel saluto Francesco definisce la Chiesa un «piccolo gregge». Guai però «a non “rimpicciolirlo” con le nostre mondanità burocratiche», ammonisce il Papa. Poi spiega che lo Spirito «lavora nei non credenti, nei “pagani”, nelle persone di altre confessioni religiose: è universale, è lo Spirito di Dio, che è per tutti». Quindi alcuni rimandi a figure di “lontani” presentati dalle Scritture come Cornelio, il centurione romano convertito al cristianesimo che fu battezzato da san Pietro (come narrano gli Atti degli Apostoli).
«Anche oggi – aggiunge il Pontefice – ci sono dei “Cornelio”, dei “centurioni”, dei “guardiani del carcere di Pietro” che vivono una ricerca interiore o anche sanno distinguere quando c’è qualcosa che chiama». Ciò che conta, sottolinea Bergoglio, è «essere morbidi nello Spirito». Infine una battuta. «Come diceva la madre superiora alle suore: “Siamo uomini!”, peccatori, tutti». Nelle parole del Papa non manca neppure un riferimento alla «Giornata di digiuno e preghiera per il Sud Sudan, il Congo e anche la Siria» che si celebra oggi.
Papa Francesco, conclusi gli esercizi spirituali, rientra in Vaticano: