Cinquant'anni fa come ieri l'uomo mise piede sulla luna, realizzando un sogno straordinario. Possa il ricordo di quel grande passo per l'umanità accendere il desiderio di progredire insieme verso traguardi ancora maggiori: più dignità ai deboli, più giustizia tra i popoli, più futuro per la nostra casa comune». Così il Papa ieri, dopo aver recitato l'Angelus in piazza San Pietro, ha ricordato i cinquant'anni dallo sbarco dell'uomo sulla Luna.
All'Angelus: essere artigiani di pace e speranza
«"Rimanendo sempre in ascolto di Cristo possiamo essere artigiani di pace e di speranza». Papa Francesco domenica alle 12 recita l'Angelus da piazza San Pietro e, prendendo spunto da un brano di Luca, che narra della visita di Gesù a casa di Marta e di Maria, le sorelle di Lazzaro, condivide con i numerosi fedeli «la preoccupazione di Santa Marta e, sul suo esempio, ci proponiamo di far sì che, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità, si viva il senso dell'accoglienza, della fraternità, perché ciascuno possa sentirsi "a casa", specialmente i piccoli e i poveri». «San Luca dice che fu lei a ospitare Gesù. Forse Marta era la più grande delle due sorelle, non sappiamo, ma certamente questa donna aveva il carisma dell'ospitalità. Infatti, mentre Maria sta ad ascoltare Gesù, lei è tutta presa dai molti servizi. Perciò Gesù le dice: "Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose". Con queste parole - continua - Egli non intende certo condannare l'atteggiamento del servizio, ma piuttosto l'affanno con cui a volte lo si vive».
Il Vangelo, ricorda Francesco, ci porta a «coniugare la contemplazione e l'azione» perché per «assaporare la vita con gioia, dobbiamo associare questi due atteggiamenti: da una parte, lo "stare ai piedi" di Gesù, per ascoltarlo mentre ci svela il segreto di ogni cosa; dall'altra, essere premurosi e pronti nell'ospitalità, quando Lui passa e bussa alla nostra porta, con il volto dell'amico che ha bisogno di un momento di ristoro e di fraternità. Ci vuole questa ospitalità».