Francesco ha ricevuto in udienza nella Sala Clementina i membri del Centro Sportivo Italiano (Csi) nel 75° anniversario di fondazione, compresi circa 400 tra ragazzi e ragazze, allenatori, arbitri ed educatori (Ansa / Vatican Media)
Lo sport «è una grande scuola, a condizione che lo si viva nel controllo di sé e nel rispetto dell’altro». Insegna infatti il rispetto delle regole e promuove la cultura dell'incontro. Se vissuto in quest'ottica, esso diventa uno «strumento per promuovere l’accoglienza, la salute, l’occupazione, le pari opportunità, la salvaguardia dell’ambiente, la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, la coesione e l’integrazione sociale». Lo ha detto il Papa ricevendo in udienza 400 rappresentanti del Centro Sportivo Italiano (Csi) nel 75.mo anniversario di fondazione. Con loro il presidente Vittorio Bosio che ha rivolto al Pontefice un indirizzo di saluto a nome di tutti.
Francesco ha passato in rassegna i principali valori dello sport. Una sua grande lezione, ha sottolineato, «è che ci si può divertire solo in un quadro di regole ben precise. Infatti, se in una gara qualcuno si rifiutasse di rispettare la regola del fuorigioco, o partisse prima del “via”, o in uno slalom saltasse qualche bandierina, non ci sarebbe più competizione, ma solo prestazioni individuali e disordinate. Al contrario - ha aggiunto -, quando affrontate una gara, voi imparate che le regole sono essenziali per vivere insieme; che la felicità non la si trova nella sregolatezza, ma nel perseguire con fedeltà i propri obiettivi; e imparate anche che non ci si sente più liberi quando non si hanno limiti, ma quando, coi propri limiti, si dà il massimo».
In secondo luogo, ha aggiunto papa Bergoglio, lo sport «migliora le persone, e può favorire una cultura del dialogo e dell’incontro rispettoso. La lotta con gli avversari, nelle competizioni sportive, è sempre definita "incontro", e mai "scontro", perché alla fine, sebbene sia meglio vincere, in un certo senso si vince entrambi. Ecco il mondo che sogniamo, e che con determinazione vogliamo costruire, sulla base di un agonismo sano, che veda sempre nell’avversario anche un amico e un fratello».
Questo è anche il cuore della visione cristiana della vita, ha fatto notare Francesco, oltre che la base dell'attività sportiva. E a chi chiedesse in che consiste la visione cristiana della vita, il Pontefice risponde così: «Significa imparare a guardare gli altri e le cose con gli occhi stessi di Gesù: vedere come vedeva Gesù. Vuol dire ascoltare le sue parole per capire i suoi sentimenti e cercare di imitare i suoi gesti. Siatene certi: dal Vangelo viene fuori un mondo più bello e più giusto, nel quale la diversità degli altri non è motivo di divisione, ma di crescita e di aiuto vicendevole». Perciò il Papa ha incoraggiato gli aderenti al Csi a«"vivere con questo spirito negli oratori e nelle parrocchie dove operate, e a custodire la fede che vi viene donata, che è il bene più prezioso per la vostra vita. Possiate essere sempre grati a chi vi educa e vi accompagna, agli allenatori, agli educatori, ai genitori e alle vostre famiglie. Possiate essere portatori di speranza in tutti gli ambienti nei quali vi trovate a vivere; e stare sempre vicino a chi tra voi è più debole a causa di una disabilità, in modo che partecipi alle varie attività insieme agli altri e non si senta mai escluso. Possiate anche accompagnare, con la vostra amicizia e il sostegno fattivo, quanti fra voi si dedicano ai progetti di volontariato sportivo internazionale, che state realizzando in diversi Paesi e rappresentano un segno prezioso per il nostro tempo». Diventare «missionari negli ambienti che frequentate» è stato l'auspicio conclusivo del discorso.
Il Csi conta più di un milione e duecentomila tesserati, e raccoglie numerosissime società e associazioni sportive, oltre agli iscritti e ai gruppi sportivi parrocchiali e oratoriani affiliati, presenti in ogni parte d’Italia.