Era il 21 febbraio di 17 anni fa quando l’allora papa Giovanni Paolo II impose la berretta cardinalizia al 64enne arcivescovo di Buenos Aires l’argentino e gesuita Jorge Mario Bergoglio, eletto poi al soglio di Pietro il 13 marzo del 2013 con il nome di Francesco.
Un Concistoro (il penultimo di Giovanni Paolo II ) che segnò per Bergoglio l’ingresso come elettore nel Collegio cardinalizio. Papa Wojtyla affidò a Bergoglio il titolo cardinalizio della chiesa romana di San Roberto Bellarmino (il santo gesuita e dottore della Chiesa) nella zona Parioli: prima di lui erano sempre stati chiamati come cardinali presbiteri del luogo di culto di via Panama, non distante dall’Università La Sapienza, altri due ignaziani ed entrambi latinoamericani: il peruviano già arcivescovo di Lima Augusto Vargas Alzamora (1903-1994) e l’ecuadoregno già arcivescovo di Quito Pablo Muñoz Vega (1922-1993).
E di quel tiepido mercoledì di febbraio rimangono ancora attuali le parole che Giovanni Paolo II rivolse ai 44 nuovi cardinali (il Concistoro più numeroso di tutto il pontificato): «A duecento anni dalla nascita del cardinale Newman, mi pare di sentir risuonare le parole con le quali egli accettò dal mio Predecessore, il beato Pio IX, la sacra porpora: "La Chiesa - disse - non deve fare altro che proseguire nel suo compito, nella fiducia e nella pace; rimanere salda e tranquilla, e attendere la salvezza di Dio. Mansueti hereditabunt terram, et delectabuntur in multitudine pacis (Sal 36, II)". Le parole di quel grande uomo di Chiesa siano stimolo per tutti noi ad un crescente amore per il nostro ministero pastorale».