A Münster si prosegue il cammino di pace e dialogo avviato da Giovanni Paolo II ad Assisi nel 1986. Lo ricorda papa Francesco nel suo messaggio alla Comunità di Sant'Egidio che oggi, nella città tedesca, ha aperto 'religioni e culture in dialogo'. Il Papa indica la necessità e l'attualità delle “Strade di pace”, titolo dell'incontro, come quelle tracciate in questi anni dalla Comunità di Sant’Egidio, di fronte a “conflitti, violenza diffusa, terrorismo e guerre” che oggi minacciano “milioni di persone, calpestano la sacralità della vita umana e rendono tutti più fragili e vulnerabili”.
Come riporta la Radio Vaticana nella città della Renania Settentrionale-Vestfalia, fino al 12 settembre, leader religiosi, personalità della politica e della cultura di tutto il mondo, dibattono alla ricerca di percorsi comuni alternativi alla violenza e alla guerra, ma anche alle povertà e al disagio sociale. L’intento è di aprire nuove strade da affrontare laddove, scrive il Papa, “i conflitti sembrano senza via d’uscita, dove non si vogliono intraprendere percorsi di riconciliazione, dove ci si affida alle armi e non al dialogo, lasciando interi popoli immersi nella notte della violenza, senza la speranza di un’alba di pace”.
Alla platea di Münster, alla presenza anche della cancelliera tedesca Angela Merkel, papa Francesco indica che le risposte, a coloro che hanno “sete di pace”, devono arrivare dai responsabili politici e civili, ma in particolare dalle religioni chiamate “con la preghiera e con l’impegno concreto, umile e costruttivo a rispondere a questa sete, a individuare e aprire strade di pace, senza stancarsi”.
Di fronte all'irragionevolezza “di chi profana Dio seminando odio, di fronte al demone della guerra, alla follia del terrorismo, alla forza ingannevole delle armi” non può non esserci che una “via di pace”, e il Papa chiede di perseguirla con “coraggio umile e perseveranza tenace”, e soprattutto con la preghiera quale “radice della pace”. E’ ai leader religiosi che spetta la responsabilità di “essere e vivere come gente di pace”, di testimoniare “che Dio detesta la guerra, che la guerra non è mai santa, che mai la violenza può essere commessa o giustificata in nome di Dio”. Non si può “restare indifferenti”, rischiare che le “tragedie dell’odio cadano nell’oblio”, non ci si può rassegnare “all’idea che l’essere umano sia scartato e che gli vengano anteposti il potere e il guadagno”.
Il merito dell’incontro di Münster, per il Papa, è quello di “vincere l’indifferenza di fronte alla sofferenza umana” e di voler cercare, nonostante le differenze, “cammini di liberazione dai mali della guerra e dell’odio”. Perché “mai al male bisogna abituarsi, mai ad esso bisogna essere indifferenti” e “mai più gli uni contro gli altri, ma gli uni insieme agli altri”. In conclusione, il richiamo di Francesco è all’Europa, l’incontro si svolge a 60 anni dalla firma dei Trattati fondativi dell’Unione, affinché possa “coltivare la pace”, costruendo “vie di più solida unità all’interno e di sempre maggiore apertura all’esterno”, non dimenticando che la pace “non è solo frutto dell’impegno umano, ma dell’apertura a Dio”.