Il Papa durante la celebrazione della messa del 1° gennaio - Reuters
Il Papa ha affidato a Maria, Santa Madre di Dio, il nuovo anno. «Chiedo un impegno fermo a promuovere il rispetto della dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, perché ogni persona possa amare la propria vita e guardare con speranza al futuro», ha detto Francesco citando un passaggio del suo messaggio per la 58.ma Giornata mondiale della pace che si celebra oggi, 1° gennaio 2025. Il Pontefice lo ha detto all'omelia della Messa presieduta nella nella Basilica di San Pietro, e concelebrata da 38 cardinali, 14 vescovi e 200 sacerdoti alla presenza di migliaia di fedeli. Vicino a Francesco, a inizio messa, un gruppo di bambini di varie nazionalità.
Poi all'Angelus ha aggiunto un pensiero per tutte le mamme, sull'esempio della Vergine. "Oggi, in questo primo giorno dell’anno, dedicato alla pace, pensiamo a tutte le mamme che gioiscono in cuor loro, e a tutte le mamme che hanno il cuore pieno di dolore, perché i loro figli sono stati portati via dalla violenza, dalla superbia, dall’odio. Quanto è bella la pace, che allieta la vita dei popoli! Quanto è disumana la guerra, che spezza il cuore delle mamme. La guerra distrugge sempre". E ha ricambiato gli auguri fattigli, la sera del 31 dicembre, dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
In precedenza Francesco aveva concluso la sua omelia invitando l'assemblea ad acclamare per tre volte "Santa Madre di Dio", come faceva il popolo all'indirizzo dei padri conciliari di Efeso, nel 431, quando fu definito il dogma. Erano muniti di bastoni, ha ricordato, quasi ad ammonire ciò che sarebbe successo se il dogma non fosse stato proclamato. "Noi non abbiamo bastoni, ma possiamo acclamare la Madre di Dio". E nell'omelia, infatti, il Vescovo di Roma ha spiegato che cosa significa essere Madre di Dio, dato che Cristo, il nostro Salvatore, è nato da donna, ha ripetuto più volte. "Custodire la vita, prendersi cura della vita ferita, ridare dignità alla vita di ogni “nato da donna” è la base fondamentale per costruire una civiltà della pace", ha detto infatti. Aggiungendo subito dopo: "Affidiamo a Maria questo nuovo anno giubilare, consegniamo a Lei le domande, le preoccupazioni, le sofferenze, le gioie e tutto ciò che portiamo nel cuore. Affidiamo a Lei il mondo intero, perché rinasca la speranza, perché finalmente germogli la pace per tutti i popoli della Terra".
Con l'espressione "nato da donna", ha ricordato ancora il Pontefice, "l’Apostolo Paolo sente quasi la necessità di ricordarci che Dio si è fatto veramente uomo attraverso un grembo umano. C’è una tentazione, che affascina oggi tante persone ma che può sedurre anche tanti cristiani: immaginare o fabbricarci un Dio 'astratto', collegato a una vaga idea religiosa, a qualche buona emozione passeggera. Invece, è nato da donna, ha un volto e un nome, e ci chiama ad avere una relazione con Lui". Inoltre "nato da donna" "ci parla anche dell’umanità del Cristo, per dirci che Egli si svela nella fragilità della carne. Se è disceso nel grembo di una donna, nascendo come tutte le creature, ecco che Egli si mostra nella fragilità di un Bambino". Perciò la Vergine "ci ricorda che Gesù viene nella carne e, perciò, il luogo privilegiato dove poterlo incontrare è anzitutto la nostra vita, la nostra fragile umanità, quella di chi ogni giorno ci passa accanto". Dunque "affermiamo - ha concluso il Papa - che Egli è il Salvatore del mondo, ma possiamo incontrarlo e dobbiamo cercarlo nel volto di ogni essere umano. E se Lui, che è il Figlio di Dio, si è fatto piccolo per essere preso in braccio da una mamma, per essere curato e allattato, allora vuol dire che ancora oggi Egli viene in tutti coloro che hanno bisogno della stessa cura: in ogni sorella e fratello che incontriamo e che ha bisogno di attenzione, di ascolto, di tenerezza".
Dopo l'omelia, la messa è poi proseguita con la liturgia eucaristica presieduta dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, con a fianco il cardinale Michael Czerny, prefetto del dicastero per lo sviluppo umano integrale, l'arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati.
L'Angelus
Al termine della preghiera mariana di mezzogiorno Francesco è tornato su uno dei temi giubilari, la remissione del debito estero dei Paesi poveri. "Il Papa san Paolo VI volle che il primo giorno dell'anno diventasse la Giornata mondiale della pace. Quest'anno essa si caratterizza, a motivo del Giubileo, per un tema particolare, quello della remissione dei debiti - ha ricordato Francesco -. Il primo a rimettere i debiti è Dio, come sempre gli chiediamo pregando il Padre Nostro, riferendoci ai nostri peccati e impegnandoci a perdonare a nostra volta chi ci ha offeso". Il Giubileo, ha proseguito, "chiede di tradurre questa remissione sul piano sociale, perché nessuna persona, nessuna famiglia, nessun popolo sia schiacciato dai debiti". "Incoraggio pertanto i governanti dei Paesi di tradizione cristiana a dare il buon esempio cancellando o riducendo quanto più possibile i debiti dei Paesi più poveri", ha concluso il Pontefice.
Prima dell'Angelus, pronunciato come di consueto dalla finestra del Palazzo apostolico, con una piazza san Pietro gremita di fedeli, il Papa ha concentrato il suo sguardo su Gesù e Maria. "Anzitutto, il bambino Gesù - ha ricordato -: questo nome ebraico significa 'Dio salva', ed è proprio ciò che farà. Il Signore, infatti, è venuto nel mondo per donarci la sua stessa vita. Gesù è la rivelazione del suo amore eterno e infinito, che porta nel mondo la pace". Al neonato Messia, che manifesta la misericordia del Padre, ha quindi aggiunto il Papa "corrisponde il cuore di Maria, la Vergine Madre. Questo cuore è l’orecchio che ha ascoltato l’annuncio dell’arcangelo Gabriele; questo cuore è la mano di sposa data a Giuseppe; questo cuore è l’abbraccio che ha avvolto Elisabetta nella sua vecchiaia. Nel cuore di Maria batte la speranza della redenzione per ogni creatura. Le mamme hanno sempre a cuore i loro figli".
Il Te Deum di fine anno
Nella sera del 31 dicembre, come è consuetudine, Francesco ha presieduto i vespri e recitato il Te Deum di fine anno in segno di ringraziamento. Nella sua omelia, il Pontefice ha fatto riferimento al motto del Giubileo, "Pellegrini di speranza", che - ha detto - "è ricco di significati, a seconda delle diverse possibili prospettive, che sono come altrettante 'vie' del pellegrinaggio. Una di queste grandi strade di speranza su cui camminare è la fraternità: è la strada che ho proposto nell'Enciclica Fratelli tutti - ha sottolineato papa Bergoglio -. Sì, la speranza del mondo sta nella fraternità. Ed è bello pensare che la nostra Città nei mesi scorsi è diventata un cantiere per questa finalità, con questo senso complessivo: prepararsi ad accogliere uomini e donne di tutto il mondo, cattolici e cristiani delle altre confessioni, credenti di ogni religione, cercatori di verità, di libertà, di giustizia e di pace, tutti pellegrini di speranza e di fraternità".
A tal proposito il Pontefice ha ringraziato il sindaco Roberto Gualtieri, presente alla celebrazione, per l'esito dei lavori e alla fine gli ha stretto calorosamente la mano. Quindi ha proseguito: "Ma possiamo - e direi dobbiamo - domandarci: questa prospettiva ha un fondamento? La speranza di un'umanità fraterna è solo uno slogan retorico o ha una base 'rocciosa' su cui poter costruire qualcosa di stabile e di duraturo? La risposta ce la dà - ha spiegato il vescovo di Roma - la Santa Madre di Dio mostrandoci Gesù. La speranza di un mondo fraterno non è un'ideologia, non è un sistema economico, non è il progresso tecnologico. No. La speranza di un mondo fraterno è Lui, il Figlio incarnato, mandato dal Padre perché tutti possiamo diventare ciò che siamo, cioè figli del Padre che è nei cieli, e quindi fratelli e sorelle tra di noi". "E allora - ha aggiunto -, mentre ammiriamo con gratitudine i risultati dei lavori compiuti in città, prendiamo coscienza di quale sia il cantiere decisivo, il cantiere che coinvolge ognuno di noi: è quello in cui, ogni giorno, permetterò a Dio di cambiare in me ciò che non è degno di un figlio, ciò che non è umano, e in cui mi impegnerò, ogni giorno, a vivere da fratello e sorella del mio prossimo. Ci aiuti la nostra Santa Madre a camminare insieme, come pellegrini di speranza, sulla via della fraternità".
Al termine del Te Deum, il Papa è poi uscito sulla piazza e si è recato davanti al presepe che quest'anno riproduce la laguna di grado, sostando per qualche minuto in preghiera davanti alla capanna con Gesù Bambino, Maria e Giuseppe.