Le macerie nella zona rossa di Amatrice il 10 agosto 2018 a distanza di due anni dal terremoto (Ansa)
Persino il Papa argentino punta il dito sui ritardi della ricostruzione in Italia Centrale dopo il terremoto dell’agosto 2016. È ancora fresco il ricordo della visita a Camerino nelle Marche, compiuta non solo per solidarietà con le popolazioni colpite ma anche per attirare l’attenzione sulla necessità di sbloccare la situazione, e papa Francesco ieri ha inviato un messaggio molto esplicito alle Comunità Laudato si’ riunite ad Amatrice per il loro secondo Forum: «Tanti fratelli e sorelle ancora vivono nel guado tra il ricordo di una spaventosa tragedia e la ricostruzione che tarda a decollare», scrive tra l’altro il pontefice, ricordando il dovere di «prossimità» verso popolazioni che vivono in «un territorio devastato che più di altri ha pagato un prezzo altissimo in numero di vittime».
Le Comunità Laudato si’ sono un movimento di persone e associazioni nato per iniziativa della diocesi di Rieti insieme a Slow Food e impegnato nella diffusione del pensiero dell’enciclica omonima, promuovendo a livello personale e collettivo stili di vita coerenti ai valori e alle proposte del documento di Papa Francesco.
«È un segno di speranza il fatto di ritrovarsi proprio ad Amatrice – prosegue il messaggio –, il cui ricordo è sempre presente al mio cuore. Esprime anche la volontà di far risuonare forte e chiaro che sono i poveri a pagare il prezzo più alto delle devastazioni ambientali. Le ferite inferte all’ambiente sono inesorabilmente ferite inferte all’umanità più indifesa».
E qui Bergoglio allarga l’orizzonte al mondo, collegandosi al tema del prossimo Sinodo dei vescovi di ottobre: «La situazione dell’Amazzonia è triste paradigma di quanto sta avvenendo in più parti del pianeta: una mentalità cieca e distruttrice che predilige il profitto alla giustizia; mette in evidenza l’atteggiamento predatorio con il quale l’uomo si rapporta con la natura. Per favore, non dimenticate che giustizia sociale ed ecologia sono profondamente interconnesse! Ciò che sta accadendo in Amazzonia avrà ripercussioni a livello planetario, ma già ha prostrato migliaia di uomini e di donne derubate del loro territorio, divenute straniere nella propria terra, depauperate della propria cultura e delle proprie tradizioni, spezzando l’equilibrio millenario che univa quei popoli alla loro terra. L’uomo non può restare spettatore indifferente dinanzi a questo scempio, né tanto meno la Chiesa può restare muta: il grido dei poveri deve risuonare sulla sua bocca, come già san Paolo VI evidenziava nella sua enciclica Populorum progressio».