giovedì 15 dicembre 2016
Da misericordia a tango, da "balconear" a tenerezza, ecco il ritratto di Bergoglio attraverso 80 frammenti di vita fra frasi, episodi, gesti (di R.Maccioni, E.Lenzi, G.Gambassi, A.Galli e F.Rizzi)
Gli 80 anni di papa Francesco in 80 parole (più una)
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Il 17 dicembre papa Francesco compie 80 anni. Un momento importante per lui e per la Chiesa tutta ma anche l’occasione per conoscerlo più da vicino. Per questo abbiamo pensato di raccontarlo attraverso 80 frammenti di vita: frasi, episodi, gesti che non hanno la pretesa di realizzare una biografia organica ma un piccolo, incompleto collage in cui le tessere sono tenute insieme dalla colla della stima e dell’affetto. E’ il nostro modo di augurare al Papa “Buon compleanno”.

1. LA NASCITA IN ARGENTINA
Jorge Mario Bergoglio nasce a Buenos Aires, capitale dell’Argentina, il 17 dicembre 1936. Fu battezzato otto giorni dopo, il 25 dicembre, presso la parrocchia San Carlo Borromeo nel quartiere Almagro.


2. LA CASA
Eretta al numero 268 della piccola via Varela, nel quartiere Flores a Buenos Aires, tra José Bonifacio e Juan Bautista Alberti. Qui è nato il futuro Papa. In un primo tempo come casa natale di Bergoglio era stata indicata una abitazione situata in via Membrillar 531 sempre nel quartiere Flores.

3. I GENITORI
Il padre, Mario José Bergoglio, figlio di italiani immigrati in Argentina, faceva il ragioniere, impiegato nelle ferrovie. Sua mamma, Regina Sivori, anch’essa figlia di emigranti italiani, era casalinga e portava avanti la famiglia, composta anche da cinque figli: Oscar Adrian, Alberto, Maria Elena, Marta Regina e Jorge Mario.


4. I NONNI
Sono soprattutto quelli paterni che hanno avuto maggior influenza sul piccolo Jorge Mario. Si chiamavano Giovanni Angelo Bergoglio e Rosa Vassallo. Quest’ultima è stata spesso citata dallo stesso Papa come modello nella trasmissione della fede. Ma anche nel tramandare le tradizioni e la lingua – italiano e dialetto piemontese – delle proprie radici, che per la famiglia Bergoglio sono piantate nell’Astigiano.


5. LA VOCAZIONE
Nel 1953 Bergoglio aveva quasi 17 anni e la sua fede si era un po’ appannata. Il 21 settembre, Festa dello studente e memoria liturgica di san Matteo, aveva deciso di fare un salto in chiesa, dove incontrò padre Duarte, un sacerdote che non aveva mai visto prima, ma che gli trasmise la sensazione di una grande spiritualità. Si confessò da lui e in quei momenti percepì la chiamata a diventare sacerdote. «Fu lo stupore di un incontro con qualcuno che ti sta attendendo», ha raccontato. La certezza di questa vocazione non ebbe però immediatamente seguito. Per qualche anno, ottenuto il diploma come tecnico chimico, continuò a lavorare in un laboratorio di analisi degli alimenti.


6. LA MALATTIA
A vent’anni Jorge Mario Bergoglio si trovava tra la vita e la morte per una malattia ai polmoni. I medici gli dovranno asportare la parte superiore del polmone destro. La guarigione e la riabilitazione saranno lunghe e dolorose. Ma confermeranno nel futuro Papa il suo cammino di vocazione.

7. IL NOVIZIATO
La data del suo ingresso nel noviziato della Compagnia di Gesù è l’11 marzo 1958. Inizia il percorso di formazione che lo porterà anche fuori dall’Argentina, ossia in Cile.

8. È SACERDOTE
Bergoglio diventa sacerdote il 13 dicembre 1969, quattro giorni prima di compiere 33 anni. Il 22 aprile 1973 emette la professione perpetua come gesuita.

9. NELLA COMPAGNIA DI GESU'
Fra il 1964 e il 1965 Bergoglio è professore di letteratura e psicologia nel Collegio dell’Immacolata di Santa Fé e nel 1966 insegna le stesse materie nel Collegio del Salvatore a Buenos Aires. Dal 1967 al 1970 studia teologia laureandosi sempre al Collegio San Giuseppe. Dopo la professione perpetua è maestro di novizi a Villa Barilari a San Miguel, professore presso la Facoltà di teologia, consultore della Provincia della Compagnia di Gesù e rettore del Collegio. Il 31 luglio 1973 viene eletto provinciale dei gesuiti dell’Argentina. Sei anni dopo riprende il lavoro nel campo universitario e, tra il 1980 e il 1986, è di nuovo rettore del Collegio di San Giuseppe, oltre che parroco ancora a San Miguel. Verrà poi inviato nel collegio del Salvatore a Buenos Aires e poi nella chiesa della Compagnia nella città di Cordoba come direttore spirituale e confessore.


10. LA POESIA PREDILETTA
Papa Francesco ama «moltissimo» il poeta tedesco Friedrich Hölderlin (1770-1843) e ha citato la poesia Alla veneranda nonna (nel giorno del 72° compleanno) che si chiude con i versi: «E imparerò a vivere a lungo come te, o madre!».

11. JORGE LUIS BORGES
Più volte papa Francesco ha ricordato lo scrittore argentino Jorge Luis Borges (1899-1986), «un agnostico che tutte le sere recitava il Padre Nostro perché l’aveva promesso alla madre e che morì con il conforto religioso». Quando Bergoglio era professore di letteratura, invitò Borges a tenere alcune lezioni nel suo liceo.

12. GLI SCRITTORI PREFERITI
Numerosi sono gli scrittori cari al Papa. Uno è Robert Hugh Bensonm (1871-1914), sacerdote anglicano, figlio di un arcivescovo di Canterbury, che si convertì al cattolicesimo, di cui Francesco ha ricordato il romanzo Il padrone del mondo. Poi c’è il russo Fedor Dostoevskij (1821-1881)

13. I FILM AMATI
«Un film che ho molto amato è Roma città aperta», ha raccontato il Pontefice facendo riferimento al film del 1945 diretto da Roberto Rossellini. Altro titolo è Il pranzo di Babette, il cui regista danese Gabriel Axel è scomparso a 95 anni nel 2014. Il film gli piace perché, ha spiegato, «vi si vede un caso tipico di esagerazione di limiti e proibizioni».


14. LA MUSICA CHE IL PAPA ASCOLTA
Papa Francesco ama Giacomo Puccini e in particolare Turandot. Poi apprezza Richard Wagner. «La Tetralogia dell’anello eseguita da Furtwängler alla Scala è la cosa per me migliore – ha rivelato – . Ma anche il Parsifal eseguito da Knappertsbusch». L’orecchio di Bergoglio apprezza molto l’ouverture Leonore numero 3 di Ludwig van Beethoven. E Francesco ama anche Mozart e Johann Sebastian Bach con le Passioni (tratto che lo accomuna a papa Ratzinger).

15. IL TANGO

Da buon argentino il Papa si è lasciato conquistare dal tango. «È una cosa che mi viene da dentro», ha confidato. Adora l’orchestra di Juan D’Arienzo e non smette di ascoltare Carlos Gardel, Julio Sosa, Ada Falcón (che si farà monaca), Azucena Maizani (a cui darà l’estrema unzione). Ma è anche aperto ad esperienze più avanguardiste: seguiva Astor Piazzolla e Amelia Baltar.

16. LA BAND MUSICALE
Bergoglio, da professore, ha aiutato due studenti, affascinati dai Beatles, a mettere su una «band di capelloni». Il docente gli ha concesso gli amplificatori usati dal rettore e li ha fatti esibire a scuola. Col risultato che uno degli aspiranti artisti, Pepe Cibils, è stato l’organista alla sua prima Messa.

17. IL QUADRO
La Crocifissione bianca di Marc Chagall (1887-1985) è il dipinto preferito di Papa Francesco. Il dipinto a olio, conservato all’Istitute of Arts di Chicago, è uno dei più discussi tra le opere dell’artista russo. Nel dipinto Gesù Crocifisso indossa intorno ai fianchi il tallit, lo scialle di preghiera ebraico. Intorno a lui il mondo sta sprofondando nel caos e nella sofferenza. Accanto si vedono scene di persecuzione nei confronti degli ebrei.


18. CALCIO E BASKET
Il Papa ama lo sport. «Da giovane – ha confessato – giocavo a basket, ma mi piaceva tantissimo anche andare allo stadio a vedere le partite di calcio. Andavamo tutti quanti, compresa mia madre, a vedere il San Lorenzo, la nostra squadra del cuore: i miei erano di Almagro, il quartiere del club».


19. IL VESCOVO AUSILIARE
L’arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Antonio Quarracino, sceglie padre Bergoglio come suo stretto collaboratore. Papa Giovanni Paolo II il 20 maggio 1992 lo nomina vescovo ausiliare di Buenos Aires. Il 27 giugno riceve nella cattedrale l’ordinazione episcopale proprio dal cardinale. È subito nominato vicario episcopale della zona Flores e il 21 dicembre 1993 diviene vicario generale.

20. IL MOTTO EPISCOPALE
Il motto scelto da Bergoglio come vescovo – e confermato da Papa – è “miserando atque eligendo”. È tratto dalle omelie di san Beda il Venerabile, il quale, commentando l’episodio evangelico della vocazione di san Matteo, scrive: “Vidit ergo lesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me” (Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi). Una frase che Bergoglio sente di aver vissuto proprio nella sua chiamata alla vocazione.

continua

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