Ansa
Il brano del Vangelo proposto dalla liturgia di questa domenica racconta un fatto sconvolgente e trasgressivo per la società del tempo: l’incontro ravvicinato tra un lebbroso e Gesù. Uno scandalo perché gli ammalati di lebbra erano considerati impuri ed erano totalmente esclusi dalla vita delle comunità. Papa Francesco all’Angelus, recitato dalla finestra del Palazzo Apostolico su una piazza illuminata dal sole, ma investita dal clima rigido e ventoso di questi giorni, sottolinea la novità portata da Gesù. I lebbrosi “erano esclusi da ogni relazione umana, sociale e religiosa”, Gesù, invece, arriva addirittura a toccare quell’ammalato, qualcosa di impensabile. IL TESTO INTEGRALE
Così, Egli realizza la Buona Notizia che annuncia: Dio si è fatto vicino alla nostra vita, ha compassione per le sorti dell’umanità ferita e viene ad abbattere ogni barriera che ci impedisce di vivere la relazione con Lui, con gli altri e con noi stessi. Si è fatto vicino... vicinanza. Ricordatevi bene quella parola: vicinanza. Compassione. Il Vangelo dice che Gesù vedendo il lebbroso, ne ebbe compassione, tenerezza. Tre parole che indicano lo stile di Dio: vicinanza, compassione, tenerezza.
Francesco osserva che ci sono due trasgressioni in questo episodio: la prima è quella compiuta dal lebbroso che si avvicina a Gesù violando le prescrizioni della Legge. La sua malattia era considerata un castigo divino, ma, in Gesù, Egli può vedere un altro volto di Dio: non il Dio che castiga, ma il Padre della compassione e dell’amore, che ci libera dal peccato e mai ci esclude dalla sua misericordia. Così quell’uomo può uscire dall’isolamento, perché in Gesù trova Dio che condivide il suo dolore.
Il gesto di Gesù attira quell'uomo e Francesco, a braccio, rivolge un pensiero ai tanti bravi sacerdoti che hanno "questo atteggiamento di attirare la gente, tanta gente che si sente niente", a causa del peccato, con tenerezza e compassione. Bravi quei confessori che non sono con la frusta in mano, ma soltanto per ricevere, ascoltare, e dire che Dio è buono e che Dio perdona sempre, che Dio non si stanca di perdonare. A questi confessori misericordiosi chiedo oggi, a tutti voi, di fare un applauso, qui, in Piazza, tutti.
La seconda trasgressione è quella di Gesù. Anche lui supera la Legge che proibiva il contatto con gli ammalati. Gesù si commuove e non solo parla con il lebbroso, ma stende la mano e lo tocca. "Qualcuno direbbe - commenta il Papa - ha peccato. Ha fatto quello che la legge vieta".
Toccare con amore significa stabilire una relazione, entrare in comunione, coinvolgersi nella vita dell’altro fino a condividerne anche le ferite. Con questo gesto, Gesù mostra che Dio che non è indifferente, non si tiene a “distanza di sicurezza”; anzi, si avvicina con compassione e tocca la nostra vita per risanarla con tenerezza. E' lo stile di Dio.
La lebbra, fa notare Francesco, è simbolo di tante altre malattie o condizioni che anche oggi tanti uomini e donne soffrono nel mondo, spesso discriminati a causa di pregiudizi sociali e a volte anche di natura religiosa. E ricorda un altro episodio riportato dal Vangelo, quello del dialogo tra Gesù e la peccatrice disprezzata da tutti. Quindi continua: Ma a ciascuno di noi può capitare di sperimentare ferite, fallimenti, sofferenze, egoismi che ci chiudono a Dio e agli altri, perchè il peccato ci chiude in noi stessi, per vergogna, per umiliazioni, ma Dio vuole aprire il cuore. Dinanzi a tutto questo, Gesù ci annuncia che Dio non è un’idea o una dottrina astratta, ma Dio è Colui che si 'contamina' con la nostra umanità ferita e non ha paura di venire a contatto con le nostre piaghe. "Ma padre, cosa sta dicendo? Che Dio si contamina?". Non lo dico io, lo ha detto San Paolo: si è fatto peccato.
Papa Francesco osserva che spesso noi ci sentiamo costretti a nascondere il nostro dolore e indossiamo una maschera di fronte agli altri oppure, per diversi motivi, non vogliamo coinvolgerci troppo nel dolore degli altri. Sull’esempio del brano evangelico di oggi, il Papa invita tutti a chiedere, invece, a Dio la grazia di vivere le due trasgressioni indicate.
Quella del lebbroso, perché abbiamo il coraggio di uscire dal nostro isolamento e, invece di restare lì a commiserarci o a piangere i nostri fallimenti e le lamentele, invece di questo andiamo da Gesù così come siamo. "Signore io sono così". Sentiremo quell'abbraccio, quell'abbraccio di Gesù tanto bello. E poi la trasgressione di Gesù: un amore che fa andare oltre le convenzioni, che fa superare i pregiudizi e la paura di mescolarci con la vita dell’altro. Impariamo ad essere trasgressori, come questi due: come il lebbroso e come Gesù.
Dopo l'Angelus
Riconoscenza e gratitudine, sono i sentimenti che il Papa oggi, nei saluti del dopo Angelus, ha espresso nei confronti delle autorità colombiane per la loro azione verso i migranti che arrivano in quel Paese latinoamericano:
«Cari fratelli e sorelle, sempre guardo con gratitudine all’impegno di coloro che collaborano in favore dei migranti. Tutti ringrazio per quello che fanno per i migranti. Oggi, in particolare, mi associo ai Vescovi della Colombia nell’esprimere riconoscenza per la decisione delle Autorità colombiane di implementare lo Statuto di Protezione Temporanea per i migranti venezuelani presenti nel Paese, favorendone l’accoglienza, la protezione e l’integrazione. E questo non lo fa un Paese ricchissimo, sovrasviluppato, no, lo fa un Paese con tanti problemi, di sviluppo, di povertà, di pace, quasi 70 anni di guerriglia… Ma con questo problema ha avuto il coraggio di guardare a quei migranti e fare questo Statuto. Grazie alla Colombia. Grazie!
Oggi, festa dei Santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi, proclamati da San Giovanni Paolo II compatroni d’Europa, saluto con affetto tutte le comunità che vivono nei territori evangelizzati dai Santi Fratelli. La loro intercessione aiuti a trovare vie nuove per comunicare il Vangelo. Non hanno avuto paura, questi due, di trovare vie nuove per comunicare il Vangelo. E che la loro intercessione accresca nelle Chiese cristiane il desiderio di camminare verso la piena unità nel rispetto delle differenze.
E non può mancare oggi, giorno di San Valentino, di rivolgere un pensiero e un augurio ai fidanzati, agli innamorati: li accompagno con la mia preghiera e li benedico.
E ora il mio saluto va a voi, fedeli di Roma, e pellegrini. Vedo che ci sono francesi, messicani, spagnoli, polacchi... Benvenuti tutti! Tanti saluti!
Mercoledì prossimo inizieremo la Quaresima. Sarà un tempo favorevole per dare un senso di fede e di speranza alla crisi che stiamo vivendo.
E non voglio dimenticarmi le tre parole che fanno capire lo stile di Dio. Non dimenticare: vicinanza, compassione, tenerezza. Lo diciamo insieme? Vicinanza, compassione, tenerezza.
Auguro a tutti una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci. Grazie!»