Servono nuove regole del voto. Ed è necessario farle bene, cioè in modo che torni a essere rispettato l’essenziale rapporto di fiducia (e di verifica) che deve legare gli eletti agli elettori. Un patrimonio che era stato messo in questione nell’amaro e fosco tramonto della Prima Repubblica e che nella cosiddetta Seconda Repubblica è stato purtroppo desolatamente dissipato. Ha perciò ragione il presidente Napolitano a mettere un accento prioritario sulla questione della legge elettorale. E chi segue questo giornale sa da quanti anni, e con quanta intensità, chiediamo che il nodo venga sciolto e venga sciolto in modo saggio e coraggioso ovvero facendo tesoro di tutti – ma proprio tutti – gli errori del passato, a cominciare da quelli del passato recente. Tra questi errori – o, meglio, tra questi pesanti condizionamenti – ci sono certamente le due leggi elettorali che hanno segnato il volto della stagione politica che si sta consumando: il sistema prevalentemente uninominale maggioritario che viene chiamato
Mattarellum e il sistema maggioritario a base proporzionale e a liste bloccate detto
Porcellum. Il primo ha dato il "la" a un gioco politico all’insegna del frazionismo e del trasformismo più esasperati, tra alleanze ingovernabili nonché assai poco governanti e ribaltoni. Il secondo ha sancito, persino drammaticamente, il distacco tra gran parte del Palazzo e la società, i suoi problemi più veri e pressanti e le sue energie positive. Il momento di voltare pagina è arrivato. E voltare pagina vuol dire voltare pagina.
Mattarellum e
Porcellum? No, grazie. Errare è umano, perseverare è diabolico. E allora? Allora, altro che dilemma tra inazione colpevole e anche autolesionista o referendum d’incerta ammissibilità e di certo sapore di vecchio. Dateci una legge che consenta a tutto il Paese in ogni sua "anima" di sentirsi rappresentato, che riconosca il diritto dei cittadini a sapere prima del voto da chi si candida a governare che cosa vuol fare e assieme a chi e, in ogni caso, che restituisca a chi va a votare il potere di "preferire" il proprio parlamentare. Se è vero che nessuna regola elettorale può garantire mai il paradiso di una politica perfetta, almeno lasciamoci definitivamente alle spalle gli sbagli che ci hanno condotto in questo purgatorio.