giovedì 20 giugno 2013
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Caro direttore,
leggo con piacere su Avvenire che la petizione europea "Uno di Noi" ha raggiunto più di 600mila adesioni e che a trainare sono l’Italia e la Polonia. Non fa altrettanto piacere però che la tv – o meglio le tv – tacciano assolutamente sull’iniziativa: non ne ho sentito un accenno nei tg né nei vari talk show, contenitori ecc. che abbondano di chiacchiere inutili su tutto e su tutti. Ho verificato che molti non sanno che cos’è e se uno glielo spiega poi aderiscono: forse noi potremmo in questa occasione evitare di essere "cristiani da salotto" e prenderci la briga di informare e invitare a firmare i nostri amici, conoscenti, colleghi ecc.?
Silvana Rapposelli
Sì, cara signora Silvana, bisogna che ognuno di noi faccia la propria parte per quell’«Uno di Noi» – l’uomo e la donna che sono ancora in embrione, ma già ci sono – che altrimenti continuerebbe a non avere giusta voce. Questo vasto silenzio è una delle più inspiegabili e inesorabili tragedie di una modernità che formalmente e quasi ossessivamente dichiara la volontà di ascoltare tutte le possibili voci, anche le più singolari, anche le più fuori dagli schemi. Ognuno di noi deve fare la propria parte perché agli embrioni d’uomo e di donna venga riconosciuta la voce che oggi non sempre e non abbastanza trovano. In passato non era così. Sebbene si ponga spesso l’accento su altro (su antichi dubbi e dibattiti), la verità è che per secoli e secoli nella nostra cultura (e non solo) il bambino non nato non aveva bisogno di trovare altra voce che quella che gli garantiva una coscienza diffusa del suo "esserci", esistenza indiscutibile dentro l’esistenza di chi lo stava mettendo al mondo. Non era ancora e pienamente un cittadino, ma era già un figlio. Oggi per tanti, tantissimi è ancora così. E quando un figlio in arrivo entra nella tua esistenza, le chiacchiere vuote sul suo esserci o non esserci si sciolgono sotto al sole dell’evidenza più coinvolgente. Nel circuito informativo quell’antica saggezza è, però, ampiamente tacitata per un’assurda "tenaglia di silenzio": quello di chi la consapevolezza che lui sia «Uno di Noi» l’ha negata e rimossa e quello di chi considera questa affermazione così scontata da non preoccuparsi di ripeterla. E invece c’è bisogno di farlo. Il passa parola che lei, cara amica, propone è assai importante, e persino decisivo (per questo da settimane e settimane, proprio in questa pagina, segnaliamo la strada per firmare la petizione europea). Ma se nelle redazioni, soprattutto in quelle televisive, si aprissero occhi, bocche e spazi informativi sarebbe semplicemente giusto. La notizia c’è, come c’è lui: «Uno di Noi». 
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