giovedì 18 aprile 2013
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L’Italia ha bisogno di un gesto di concordia e di saggezza, di una corale prova di lucidità politica e di un puro e semplice buon esempio. E ne ha bisogno proprio adesso, oggi stesso, nelle prime esigenti votazioni a maggioranza qualificata per designare il nuovo presidente della Repubblica. Nel momento della massima divisione e nel pieno di una incredibile paralisi politica che non può che finire (e deve finire presto), niente altro che questo sembra adeguato: un segnale forte e persino generoso per contrastare indignazioni e scetticismi e aprire una stagione di responsabilità convergenti tra avversari leali e determinati, si spera, a fare ciò che è minimamente indispensabile per rimettere in moto il Paese e riconciliare i cittadini con il mondo politico. Se non dovesse essere così – e anche stavolta, pur nella gravità dell’ora, c’è chi lavora perché così non sia – temiamo che non sarebbe solo un’occasione persa.Noi italiani abbiamo davvero bisogno di capire che una sensata svolta è possibile, che può essere raggiunto un punto di equilibrio che prometta di restare saldo, che da tutti (o quasi) sia riconosciuto e rispettato e che da lì si possa finalmente ripartire. Ne abbiamo bisogno, come forse mai prima, ora che sperimentiamo i giorni più duri di una già troppo lunga crisi divora-lavoro e spezza-certezze. Ora che dilagano impazienza e scoraggiamento per le convulsioni spettacolari e sterili di una politica che per vent’anni s’è accapigliata senza requie (e con poco o nullo costrutto riformatore) e che per diciassette mesi ha saputo auto-denigrarsi con incredibile solerzia. Ora che si fa lancinante l’urgenza di governare l’essenziale, coniugando calibrato rigore e indispensabile sostegno a una ripresa che non verrà da sola.Abbiamo bisogno di un presidente della Repubblica eletto come si dovrebbe sempre eleggere il più alto rappresentante della nostra comunità nazionale e il supremo garante della nostra civile unità. Un presidente votato più che si può insieme, a grande, grandissima maggioranza. E questo non per astratte valutazioni, ma per ciò che una personalità dice con la sua figura e la sua storia e, dunque, per ciò che potrà fare. Cioè per legittimo e sacrosanto interesse. Interesse di tutti: dei cittadini, delle istituzioni, del sistema Paese e, ovviamente, degli stessi partiti.È possibile che accada. Ed è importante. Perché abbiamo bisogno, proprio oggi, di un capo dello Stato che sappia raccogliere al meglio il testimone da Giorgio Napolitano. Un presidente che non venne eletto da tutti, ma che nei passaggi politicamente critici di un settennato per nulla facile ha fatto ciò che era giusto per essere sentito e salutato come «presidente di tutti».
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