Luca Pignataro, Roma
Francamente non sapevo della esclusione decisa dalla Treccani, gentile dottor Pignataro. Uomo di umili origini, di stupefacente intelligenza e di immensa cultura, Giuseppe Gaspare Mezzofanti (1774-1849) non ebbe in effetti altre ambizioni che di esercitare il ministero sacerdotale e di coltivare i suoi studi: intendeva quasi 80 lingue e scriveva e si esprimeva correntemente in circa la metà di esse: dal latino al cinese, dall’arabo al russo, dal tedesco al gaelico, dall’ebraico allo spagnolo, dall’aramaico all’inglese. Nonostante ciò, dalla natìa Bologna approdò a Roma dove continuò a dedicarsi alla cura delle anime e all’insegnamento, collaborando al dicastero delle missioni (Propaganda Fide) e alla Biblioteca Vaticana (di cui fu direttore) e dove, infine, un Papa estimatore e amico, Gregorio XVI (noto, anche a sproposito, per lo spirito conservatore, ma soprattutto per la saggia fermezza con cui condannò definitivamente la schiavitù) lo creò cardinale. George Byron lo definì, con ammirazione, «interprete universale» e Napoleone Bonaparte cercò invano di convincerlo a stabilirsi a Parigi che sognava capitale del mondo, ma forse la mitezza di Mezzofanti – tratto che tutti i testimoni dell’epoca gli riconobbero – gli avrebbe impedito di dolersi troppo per l’ingeneroso e tardo misconoscimento nell’Italia del XXI secolo. Potrei dirle, un po’ scherzando, un po’ no: meno male che c’è almeno Wikipedia (la cui voce, peraltro, valorizza largamente un articolo bello e documentato del collega Andrea Galli, pubblicato su "Avvenire" il 25 maggio 2008)... Mi auguro, però, che il "Dizionario Biografico degli Italiani", opera curata da quella meravigliosa istituzione culturale che è la Treccani riesca a ricordarsi di questo straordinario figlio del nostro popolo e della Chiesa, con una voce a lui specificamente dedicata visto che comunque, nelle sue pagine cartacee e digitali, cita già a più riprese "Giuseppe G. Mezzofanti" attraverso note dedicate a suoi importanti allievi e allieve... Potrebbe essere la prova che non esiste la conventio ad excludendum "ecclesiastica" che lei, gentile lettore, paventa. E non c’è dubbio che si tratterebbe di un sensibile… progresso. Se quello, davvero, fosse il punto.