sabato 3 gennaio 2009
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Caro Direttore, alcune settimane or sono è comparsa una dichiarazione del sottosegretario alla Salute, on. Francesca Martini, che, pronunciata in periodo di crisi, mi ha lasciato allibito: «Un tempo, anche delle donne si diceva non avessero un’anima. Ebbene, un giorno apparirà evidente che non solo uomini e donne, ma anche i nostri amici animali hanno un’anima. Nell’attesa, faremo in modo che i cani possano essere seppelliti in un luogo pubblico». In me, giovane padre, si è affacciata una domanda: il cane (con tutto il rispetto dovuto per gli animali che sono all’oscuro di queste disquisizioni filosofico-teologiche e anche di politica sanitaria) è forse più importante del bambino? Quando vado all’ospedale devo pagare ticket cospicui per le visite del bambino, ma, suvvia, ai cani è giusto fornire cure mediche gratuite. È necessario, perché – prosegue la sottosegretaria – «Cani addestrati da millenni a difendere li territorio, cioè la casa, e il padrone». Ha ben ragione: il cane ci difende, mentre il bambino va difeso. È una rivoluzione copernicana! Poi ha poca importanza se in questo periodo di crisi le famiglie perdono il lavoro e le giovani coppie non lo riescono a trovare; è poca cosa se le famiglie non riescono ad arrivare con il loro stipendio a metà mese, perché soffocate dai mutui. È irrilevante se il costo delle case è irraggiungibile per una normale onesta famiglia italiana. È altrettanto poca cosa se nella Finanziaria e nei bilanci locali alla famiglia toccano solo le briciole, quelle che una volta si davano ai cani. Ancora una volta non si capisce perché la politica italiana voglia aiutare chi ha gli animali e se la può cavare, non avendo carichi familiari da sostenere, e si continui ad ignorare il grido di aiuto di chi non ce la fa ad adempiere ai propri compiti di cura, cioè a mantenere dignitosamente la propria famiglia.

Simone Baroncia Tolentino (Mc)

Quando si parla di animali si corre il rischio di scatenare una levata di scudi da parte di tanti che nel rapporto con un cane o un gatto hanno quasi una ragione di vita. Situazione affatto infrequente, soprattutto in città. Ma lei non ce l’ha a male con gli animali; solleva soltanto un problema di equilibrio, di proporzione nell’intervento pubblico. Le scelte, soprattutto quelle in materia di fiscalità e di assistenza, rivelano le priorità effettivamente riconosciute, molto più delle parole. I vantaggi attribuiti a taluno e negati ad altri designano i valori che il potere pubblico segnala all’intera società. Ed ecco che la rottamazione dei veicoli inquinanti, il risparmio energetico, l’Alitalia... sono altrettante realtà che i nostri governanti hanno giudicato meritevoli del sostegno e della promozione da parte della ' mano pubblica'. La famiglia, invece, è rimasta per ora sostanzialmente al palo. Grandi enunciazioni, calorosi riconoscimenti verbali, primo posto negli appelli, ma il sostegno effettivo fa i conti con risorse sempre striminzite, incerte, episodiche; con progetti il cui respiro cortissimo non è in grado di incidere sullo scenario generale. Pensiamo solo al problema della denatalità, forse la questione più drammatica che incombe sulla nostra società. Una situazione già oltre l’allarme deve ora fare i conti con una crisi economica che soffoca in molti i residui flebili propositi di fare figli. Quali risposte dalla politica? Nemmeno una parola, mentre – verrebbe da osservare – se ne sprecano una quantità spropositata per un argomento certo serio, ma infinitamente meno rilevante, come le intercettazioni telefoniche per fini giudiziari. Le sue parole, caro Baroncia, valgano quindi, a inizio anno, quale sollecitazione ai nostri governanti, al Parlamento e alle Amministrazioni locali a concentrare finalmente attenzione e impegno sulle questioni davvero decisive per la vita e il futuro delle nostre famiglie e, con esse, della nostra società. Buon anno!

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