venerdì 22 aprile 2022
Fallite le mediazioni per la volontà russa di proseguire il conflitto. Zelensky prova a convincere Berlino (grazie agli Usa) a spostare le forniture dal Nord Stream 1 alle condotte sul suo territorio
Guerra giorno 58: la tregua pasquale non c'è e Kiev tenta la Germania sul gas
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La tregua per la Pasqua ortodossa non ci sarà. La Russia non è disposta a concedere una pausa nei combattimenti e nemmeno gli appelli del Papa sono serviti a smuovere la volontà di Mosca nel proseguire la guerra senza soste. L'annullamento dell'incontro di Francesco con il patriarca Kirill, previsto per giugno a Gerusalemme, aggiunge indizi di una chiusura al dialogo almeno in questa fase. Il Cremlino probabilmente ha fretta di raggiungere qualche risultato sul terreno e non è disposto a dare nessuna finestra di respiro alle forze ucraine e, di conseguenza, alla popolazione civile. E infatti prosegue i bombardamenti sul Donbass.

Il colloquio reso pubblico tra il presidente Putin e il ministro della Difesa Shoigu, in cui si annunciava la vittoria a Mariupol e la decisione di non tentare la presa dell'acciaieria Azovstal, non ha trasmesso un'immagine di forza e dinamismo come i due protagonisti avrebbero probabilmente voluto. E, in vista della parata del 9 maggio, lo Zar vorrà avere qualche successo in più da esibire. A Mariupol, infatti, i combattimenti non sono del tutto finiti e le bombe continuano a cadere, mentre gli occupanti hanno negato la possibilità di organizzare corridoi umanitari sicuri. La richiesta è stata rivolta direttamente dal presidente del Consiglio Ue Charles Michel in una telefonata con Putin. Il colloquio non ha sortito particolari risultati. D'altra parte, Michel era reduce da un viaggio a Kiev in cui aveva apertamente preso le parti di Zelensky ribadendo l'impegno a mandare armi alla resistenza ucraina.

La situazione degli abitanti della città martire continua a peggiorare. Le vittime potrebbero essere molte migliaia, ma ogni stima è certamente imprecisa. Vi sono indizi di una gigantesca fossa comune, nessuna conferma è però possibile in questo momento. In ogni caso, si moltiplicano i racconti circostanziati degli orrori commessi dalle truppe di invasione. In queste ore è stata diffusa la testimonianza agghiacciante di una 17enne, in una località non resa nota, che ha raccontato di aver dovuto assistere allo stupro della madre e della sorella 15enne, poi picchiate e uccise. Lei, risparmiata "perché brutta", è rimasta bloccata vicino ai cadaveri per quattro giorni.

​L'arma del gas e il tentativo di farlo passare da Kiev

Di fronte a questo scenario, il premier britannico Johnson ha parlato di un conflitto che potrebbe trascinarsi oltre il 2022. L'arma del gas potrebbe essere forse usata per abbreviarlo. Il blocco europeo degli acquisti, da tanti visto come una forma decisiva di pressione sulla Russia, è osteggiato soprattutto dalla Germania, che dipende dal metano di Mosca e potrebbe averne a breve un danno di 180 miliardi. Il cancelliere Olaf Scholz è molto combattuto anche a proposito delle forniture di armi. Sul fronte degli approvvigionamenti energetici, si registra ora un'interessante iniziativa, intercettata e resa pubblica dall'agenzia Reuters. L'Ucraina starebbe lavorando dietro le quinte per convincere gli alleati occidentali a spostare la fornitura di gas naturale russo dal gasdotto Nord Stream 1 al gasdotto nazionale di Kiev, per sfruttare questa circostanza nel conflitto.

In questo modo, Putin sarebbe costretto a inviare una quantità maggiore di gas verso l'Europa attraverso l'Ucraina stessa. Quest'ultima farebbe pagare a Mosca più tasse di transito, le quali, paradossalmente, sono ancora versate, malgrado lo scontro feroce tra i due Paesi. Il maggiore gettito potrebbe aiutare la difesa di Kiev e dissuadere la Russia dal danneggiare i gasdotti della nazione invasa. Delegati dell'operatore del gasdotto ucraino e della società Naftogaz sono stati a Washington per spingere gli Usa a sollecitare la Germania e gli altri alleati europei ad adottare il piano.

Ma dirottare le forniture dal Nord Stream 1 (che non passa dall'Ucraina e va direttamente dalla Russia alla Germania attraverso il Mare Baltico) potrebbe essere difficile e rischioso, oltre a costituire forse una violazione legale dei contratti sottoscritti con Mosca. La Russia attualmente muove 55 miliardi di metri cubi di gas naturale all'anno verso la Germania su Nord Stream 1. Altri 40 miliardi di metri cubi verso l'Europa passano dal sistema di gasdotti dell'Ucraina, il quale potrebbe tecnicamente assorbire l'intero flusso del Nord Stream 1.

Sempre secondo le fonti interpellate da Reuters, la proposta di Kiev è che il 40% della capacità del Nord Stream 1 venga subito reindirizzato sul gasdotto ucraino, con un aumento graduale fino al 100% entro l'aprile del prossimo anno. Questo darebbe ai Paesi Ue il tempo di accumulare scorte invernali e diversificare le proprie forniture. Una mossa "forte" la quale ancora una volta metterà Berlino di fronte a una scelta complessa che vede coinvolti la solidarietà concreta all'Ucraina e i propri interessi economici.

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