martedì 27 settembre 2022
Un sabotaggio a Nord Stream 1 e 2 nel Mar Baltico. Sospetti occidentali su Mosca. Il prezzo del metano torna a volare, nelle stesse ore in cui si comunicano i risultati del referendum farsa nell'Est
Guerra giorno 216: ombre russe sull'attacco ai gasdotti. È nuova escalation?
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La guerra in Ucraina è arrivata al giorno 216, caratterizzato dal giallo sulle perdite dai gasdotti russi verso l’Europa e dai primi risultati dei referendum farsa nelle province occupate, mentre le truppe di Kiev avanzano ancora nella regione di Kharkiv.

L’allarme per il Nord Stream 1 e 2, due condutture che portano il metano dalla Russia ai Paesi del Nord, in Germania soprattutto, è stato rilanciato dai media tedeschi e subito diventato un caso politico. L'Ucraina ha accusato Mosca di aver causato le perdite con un "attacco terroristico". Il consigliere presidenziale Mykhaylo Podolyak ha dichiarato che il danno provocato ai due gasdotti (il primo attualmente fermo per manutenzione e l’altro pronto ma mai utilizzato) è "un atto di aggressione" nei confronti della Ue. Posizione condivisa anche dagli Stati Uniti, pronti a sostenere l’Europa.

I sismologi avevano segnalato onde d’urto sottomarine prima che emergessero le falle. "Non c'è dubbio che si tratti di esplosioni", ha riferito secondo la Bbc Bjorn Lund, del Centro sismologico nazionale di Stoccolma. Gli operatori di Nord Stream 2 hanno avvertito un calo di pressione nel gasdotto lunedì pomeriggio. Le autorità danesi hanno quindi avvertito le navi di evitare un'area di 5 chilometri vicino all'isola di Bornholm. L'operatore del Nord Stream 1 ha poi dichiarato che le linee sottomarine hanno subito contemporaneamente danni "senza precedenti" in un solo giorno. Il Comando della Difesa danese ha diffuso anche un filmato delle perdite che mostra bolle sulla superficie del Mar Baltico.

Il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, ha parlato di un sabotaggio, probabilmente legato alla guerra in Ucraina. Il primo ministro danese, Mette Frederiksen, è stata più cauta, ma ha detto di ritenere che è difficile pensare a una coincidenza di incidenti. I media tedeschi hanno riportato notizie non confermate secondo cui le autorità di Berlino ipotizzano un attacco alla rete di gas sottomarina.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha espresso forte preoccupazione per l'incidente e non ha escluso la possibilità di un attentato, anche se di matrice sconosciuta, negando responsabilità di Mosca. Piuttosto, ha accusato, sono le sanzioni occidentali che hanno reso impossibile la corretta manutenzione dell'infrastruttura.

Si tratta di oltre 9,6 milioni di tonnellate di acciaio, adagiate sotto il Mar Baltico, per portare in Europa oltre 50 miliardi di metri cubi del maxi giacimento russo Yamal in Siberia. I due gasdotti corrono per 1.224 chilometri sul fondo del mare inabissandosi a Vyborg e Ust-Luga, in Russia, e riemergendo a Greifswald, in Germania. Un'opera, realizzata in due tranche, strategica per l'approvvigionamento di metano del Vecchio Continente e finita al centro della crisi come arma di ricatto contro le sanzioni decise in risposta all’aggressione.

Il fatto che i gasdotti siano chiusi, seppure ancora pieni di gas, fa sì che l’attuale situazione dei Paesi che acquistano metano dalla Russia non peggiori, ma il prezzo è comunque schizzato sul mercato di Amsterdam, con un’impennata del 19% a oltre 200 euro a megawatt ora, sui timori di un lungo stop per riparazioni di Nord Stream 1 e di un’ulteriore escalation voluta da Putin sul fronte delle forniture energetiche. L'infrastruttura è gestita da una società mista in cui Gazprom ha il 51%, per cui sono fondati gli interrogativi sul senso di un auto-sabotaggio russo. Tuttavia, il danno non sembra così grave e l'azione potrebbe essere una manovra per destabilizzare ancor più la situazione complessiva. Nelle stesse ore è stata inaugurata la Baltic Pipe, una rotta chiave per trasportare il gas dalla Norvegia, attraverso la Danimarca, alla Polonia e ai Paesi limitrofi, e la minaccia del "terrorismo energetico" può pesare su nuovi progetti alternativi al metano russo.

Non a caso, forse, l’“incidente”, che per fonti di intelligence potrebbe essere stato provocato da sommozzatori russi dei corpi speciali Spetnaz, è avvenuto proprio nel giorno in cui sono stati comunicati i primi risultati del voto per l’annessione a Mosca in quattro zone sotto invasione. In modo per nulla sorprendente, il 97% degli elettori nelle quattro regioni dell'Ucraina orientale si sarebbe detto favorevole, secondo i risultati preliminari della Commissione elettorale. Le votazioni erano iniziate venerdì 23 nelle autoproclamate repubbliche di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia. Non è nota l’affluenza alle urne, mentre è certa la manipolazione totale di un referendum condotto sotto la minaccia delle armi e senza nessuna garanzia dei diritti minimi.

Secondo Kiev e gli Stati Uniti non cambierà nulla, nemmeno se il 4 ottobre la Duma formalizzerà l’estensione della sovranità russa sulle zone occupate. Secondo Washington, gli aggrediti possono continuare a usare le armi occidentali anche nei territori che formalmente – anche se illegittimamente - saranno dichiarati di Mosca. L’esercito ucraino intanto continua la sua avanzata nella zona di Kharkiv, dove ha conquistato l’insediamento di Kupiansk-Vuzlovy.

Sulla guerra si allunga così l’ombra della possibile prima azione militare russa fuori dai propri confini e da quelli dell’Ucraina – specificamente nel Mar Baltico. Un passaggio che potrebbe aprire scenari inediti e complicare ulteriormente la crisi.

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