sabato 10 settembre 2022
Riconquistati centri importanti nell'Est e territori a Sud: russi in ritirata. I prossimi giorni diranno se l'avanzata può durare a questi ritmi. Voci di attacco nella notte all'aeroporto di Donetsk
Guerra giorno 199: la controffensiva di Kiev va veloce e adesso spaventa Mosca
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Tutto nel giro di qualche decina di ore, meno di 72. La controffensiva ucraina nel Sud e nel’Est, circondata da una cortina di silenzio e di dissimulazione, mentre Mosca negava le difficoltà, sembra avere preso forza e slancio, con un’avanzata di decine di chilometri e la conquista di territori per almeno un paio di migliaia di chilometri quadrati, forse 4mila. Nel giorno 199 della guerra, dopo che le truppe di Kiev avevano diffuso le foto della conquista di Kupiansk, a nord-est di Kharkiv, in serata è arrivata la conferma del ministero della Difesa russo: ritiro delle forze della Confederazione anche da Izyum e Balakliya. “è stata presa la decisione di raggruppare le truppe di stanza nella regione e intensificare gli sforzi nel Donetsk" al fine si raggiungere "gli obiettivi prefissati con l'operazione militare speciale" e "liberare" il Donbass.

Ma nella notte italiana tra sabato e domenica arrivavano voci di un'incursione ucraina all'aeroporto della stessa Donetsk, dove bombe erano cadute in precedenza sull'ospedale, facendo alcune vittime. Sarebbe un'operazione clamorosa, nel cuore delle zone conquistate da Mosca, tanto che sarebbe addirittura in fuga Denis Pushilin, il leader filorusso dell'autoproclamata repubblica popolare, un possibile smacco pesantissimo per Putin.

Certa invece la presa di Kupiansk, che rappresentava un centro di rifornimento vitale per le forze russe nell'Ucraina orientale ed era caduta una settimana dopo l’aggressione russa di febbraio. Si tratta dei progressi più significativi compiuti dalle forze armate del Paese invaso da quando Mosca si è ritirata dalle aree intorno a Kiev nello scorso aprile. Se confermate – e mantenute – , scrivono gli analisti della britannica BBC, tali conquiste dovrebbero essere interpretate come segno che l'esercito ucraino è in grado di riprendere il territorio occupato dalla Russia, mentre il presidente Zelensky continua a chiedere sostegno militare all'Occidente.

E in effetti questa svolta nei combattimenti si deve in larga parte all’uso dei lanciatori americani Himars a lunga gittata che permettono di colpire dietro le linee a decine di chilometri di distanza. Kiev ha dichiarato di aver "distrutto magazzini, arsenali di armi e punti di controllo del nemico con colpi di alta precisione" e di aver danneggiato i ponti sul fiume Dnieper, rendendo "possibile tagliare all'esercito russo i rifornimenti di armamenti e personale che arrivano dalla Crimea". "Le forze russe sono state probabilmente colte di sorpresa", ha dichiarato il ministero della Difesa britannico. "Il settore era tenuto solo in minima parte e le unità ucraine hanno catturato o circondato diverse città". Un ruolo l’ha certamente avuto anche l’intelligence, capace di depistare il nemico e di dare più enfasi all’attacco verso Kherson, sorprendendo in questo modo i comandi russi.

Kiev ha lanciato la sua controffensiva a Est all'inizio della settimana, mentre l'attenzione internazionale era concentrata su un'avanzata anticipata vicino alla città meridionale di Kherson. Gli analisti ritengono che la Russia abbia spostato parte delle sue truppe più esperte per difendere il centro principale, dove voleva fare svolgere un referendum per l’annessione alla Federazione. Ma oltre a guadagnare terreno a Oriente, l'Ucraina sta guadagnando terreno anche a Sud. Secondo altri analisti, con la ripresa di Kupiansk potrebbe concretizzarsi un accerchiamento di migliaia di soldati di Mosca nei pressi di Izyum, ribaltando una situazione che sembrava potersi realizzare a parti invertite in primavera. L’esercito di Kiev potrebbero adesso spingersi verso centri importanti del Lugansk che erano caduti a luglio: Severodonetsk e Sloviansk.

Parlando a Bruxelles venerdì, il Segretario di Stato americano Antony Blinken aveva già confermato che l'attacco sta "dimostrando un reale progresso. Penso che possiamo dire che l'Ucraina sta procedendo in modo deciso, con un piano solido e con l'aiuto decisivo delle risorse che molti di noi stanno fornendo", le parole del responsabile della politica estera Usa. Nel suo discorso quotidiano, il presidente Zelensky ha poi affermato che le unità di polizia nazionale stanno tornando negli insediamenti liberati e ha esortato i civili a denunciare i sospetti crimini di guerra russi. Il suo appello ha fatto seguito a un rapporto del team di monitoraggio delle Nazioni Unite, che ha dichiarato di aver "documentato una serie di violazioni contro i prigionieri di guerra" da parte delle forze di Mosca. Il rapporto ha accusato anche le truppe ucraine di "casi di tortura e maltrattamento di prigionieri di guerra".

Il cambiamento di inerzia del conflitto sembra mostrare una momentanea debolezza del Cremlino, che non riesce, apparentemente, nemmeno a tenere le zone conquistate nel Donbass e, certamente, in questa fase non ha risorse per imbastire una nuova offensiva su alcun fronte. Ciò non significa che Kiev sia in grado di riconquistare molti dei territori perduti né che la controffensiva possa proseguire a questo ritmo e con questi successi. Tuttavia, il morale delle truppe ucraine e della popolazione potrà tornare molto alto, mentre le forze russe, già ampiamente demotivate da un’invasione che si sta rivelando estremamente difficile e costosa in termini di vite umane, potrebbero subire ulteriori contraccolpi.

Non è dato sapere se il nervosismo dei vertici politici, Putin in testa, palesato negli ultimi giorni contro l’Occidente sia motivato dai rovesci sul campo e dalla percezione che i destini della guerra sono tutt’altro che segnati a favore di Mosca. Certo, il ricorso alle armi dell’energia e della pressione politica sulle opinioni pubbliche segnala che al Cremlino in questo momento si confida di più in essi che nelle capacità belliche della propria macchina militare. Segnali di debolezza che potrebbero essere sfruttati anche per rilanciare un’iniziativa diplomatica in cui la Russia non sia più in grado di dettare le condizioni del negoziato.

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