sabato 9 luglio 2022
Milioni di tonnellate di cereali ferme nei silos perché i porti sono bloccati. Dopo i bombardamenti ora cominciano i roghi dei campi. C'è il rischio fame per la popolazione e i Paesi poveri del mondo
Guerra giorno 136: il grano come arma, accuse alla Russia per furti e incendi
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Nel giorno 136 della guerra in Ucraina si leva l’allarme globale: il granaio del mondo è sotto crescente minaccia. La denuncia riguarda i tentativi deliberati della Russia di incendiare i campi di cereali nel Paese occupato. Dopo gli attacchi aerei alle strutture di stoccaggio dei prodotti agricoli, nella regione di Zaporizhzhia sono stati incendiati nelle ultime ore alcuni grandi campi e sono andati distrutti circa 20 ettari di coltivazioni di frumento. Contemporaneamente, il ministero delle Politiche agricole ucraino ha annunciato che è stato raccolto il primo milione di tonnellate di grano su un’area di 417,3 mila ettari con una resa per ettaro di 26,3 quintali.

Con questi dati la perdita a Zaporizhzhia ammonterebbe a circa 50 tonnellate, una cifra importante ma che impallidisce di fronte ai 60 milioni di tonnellate di grano da esportare che quest'anno Kiev avrà a disposizione secondo le stime del governo, che comprendono una parte del raccolto dell'anno scorso ancora stipata nei silos. Il vero problema è che attualmente l'Ucraina esporta due milioni di tonnellate di grano al mese - solo un terzo della quantità degli anni precedenti.

In questo quadro generale, si può affermare che il Cremlino sta usando l’arma della fame sia in Ucraina sia nel mondo per vincere la guerra di invasione. Il Paese avrebbe grano in abbondanza per il proprio consumo, ma il ministro delle Infrastrutture Oleksandr Kubrakov ha detto che Mosca sta cercando di creare un altro Holodomor, su scala globale - la carestia degli anni '30, quando l'Ucraina faceva ancora parte dell'Unione Sovietica. "Vogliono far conoscere al mondo intero questo fenomeno", ha spiegato Kubrakov. "Vogliono che la comunità internazionale tolga alcune sanzioni e che il grano possa uscire. Tengono in ostaggio milioni di persone in tutto il mondo. Questo è terrorismo".

Gli agricoltori ucraini sentono infatti sempre più la pressione finanziaria del blocco russo sul Mar Nero e il crollo economico del settore si ripercuote sulla sicurezza alimentare globale. Secondo le Nazioni Unite, nel 2021 l'Ucraina rappresentava il 10% delle esportazioni di grano. All'inizio dell'invasione, 25 milioni di tonnellate di derrate erano bloccate nei porti, e almeno 500.000 tonnellate sono state rubate dai territori occupati, che vengono razziati sistematicamente, come ha documentato il “Wall Street Journal”. Oggi, 5 milioni di tonnellate sono state esportate attraverso strade, ferrovie e percorsi fluviali. Ma un camion può trasportare solo 25 tonnellate e un treno 60 tonnellate. Per caricare l'equivalente di una nave da trasporto, servono duemila camion, facendo salire vertiginosamente i costi. In ogni caso, l'Ucraina sta ripristinando e ampliando alcuni dei suoi porti sul Danubio, da tempo in disuso, per facilitare l'esportazione.

Il ministro degli Esteri di Mosca Lavrov ha cercato di ribaltare ancora una volta le responsabilità sulla nazione aggredita: "L'Ucraina dovrebbe, quando si parla di grano, sbloccare i suoi porti, eliminare le mine o garantire un passaggio sicuro attraverso i campi minati... Russia e Turchia sono pronte a garantire la sicurezza delle rispettive navi". Gli ha risposto l'alto rappresentante dell'Ue per gli Affari Esteri Borrell, ricordando i 323 milioni di persone che rischiano la fame a causa della crisi alimentare globale esacerbata dalla guerra russa. “In soli due anni, il numero di persone nel mondo che sperimentano gravi carenze di cibo è quasi triplicato", ha detto. "La situazione potrebbe peggiorare. La Russia sta bloccando 20 milioni di tonnellate di grano nei magazzini ucraini. Questo è un tentativo deliberato di usare il cibo come arma di guerra non solo contro l'Ucraina, ma anche contro i Paesi più vulnerabili", ha concluso.

Sul terreno intanto prosegue una fase di scontri di artiglieria che non mutano le linee del fronte né a Est né a Sud. Ciò che potrebbe nel medio periodo cambiare l’inerzia sui campi di battaglia è il ripetersi di quello che rappresenta ormai un evento quasi quotidiano nelle zone dell'Ucraina orientale e meridionale occupate dai russi. I depositi di munizioni dell’Armata vengono colpiti dai lanciatori a lunga gittata, e grandi incendi scoppiano quando tonnellate di ordigni esplodono per ore. Ora che Kiev ha ottenuto sistemi avanzati di artiglieria (in particolare, gli Himars americani) e missili, ha avviato una campagna per eliminare le infrastrutture militari chiave dell’invasore. Secondo il “Kyiv Independent”, nelle ultime quattro settimane sono stati colpiti o completamente distrutti quasi 20 depositi di Mosca nel Donbass e nel sud, tra cui alcuni dei più grandi.

Infine, si è appreso che la Gran Bretagna sta ospitando un contingente militare ucraino per un programma di addestramento che prevede il passaggio sull’isola di 10mila soldati, insieme alla fornitura di armi e mezzi per 2,3 miliardi di sterline. Un progetto che continuerà anche con il cambio di premier al 10 di Downing Street.

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