Giocare con la salute delle persone è immorale. Ancora più grave se si tratta di quella dei nostri bambini. È sconcertante che si possa oggi mettere in dubbio la necessità di arrivare a una immediata ed estesa copertura vaccinale della popolazione infantile per la tutela della salute individuale e collettiva. Non resta più tempo. Non ci si rende conto che il ritardo accumulato in questi ultimi decenni deve essere colmato rapidamente. Non bastano i quasi cinquemila casi di morbillo (4.991 per l’esattezza) registrati in Italia nello scorso anno, con quattro decessi, per farci capire come ogni ritardo nel produrre un’adeguata immunità della popolazione a rischio rappresenti un autentico pericolo per l’incolumità pubblica?
Se non si arriva a vaccinare almeno il 95% dei soggetti esposti al contagio, la diffusione delle patologie infettive non trova un argine adeguato. Chiudere gli occhi di fronte a questa drammatica realtà (i casi di morbillo dello scorso anno in Italia hanno rappresentato da soli il 25% di tutti i malati dell’intera Europa) è colpevole. E lo è di più se questo atteggiamento è sostenuto da chi occupa cariche istituzionali o chiede un mandato di rappresentanza ai cittadini. La polemica sui vaccini non si è sopita nemmeno dopo il legittimo e lungimirante decreto del governo, poi convertito in legge dal Parlamento, che ha reintrodotto, dopo più di trent’anni, l’obbligo di essere vaccinati per iscriversi a scuola.
A seguire il contenzioso aperto qualche mese fa dal governatore della Regione Veneto Luca Zaia sul dilazionamento di tale obbligo (poi rientrato dopo il pronunciamento a novembre della Corte Costituzionale, che ha respinto il ricorso), l’ultimo capitolo lo ha aperto in questi giorni l’Assemblea Capitolina approvando una mozione che prevede che nella capitale anche i bimbi non vaccinati possano restare nella aule scolastiche. Il successivo scambio di battute al vetriolo tra la sindaca di Roma Virginia Raggi e la ministra della Salute Beatrice Lorenzin rappresenta la punta di un iceberg relativa a una questione ben più ampia legata al concetto di sanità. Cavalcare l’idea che il vaccino sia un optional e non una necessità per la salute individuale e collettiva, che si possa affidare la sua attuazione a una decisione personale legata al rispetto di una presunta 'libertà di scelta' (come sostengono diversi esponenti politici nel corso di questa campagna elettorale) significa non conoscere né riconoscere quale ruolo rivoluzionario abbia giocato, nella lotta alle malattie infettive, l’introduzione della pratica vaccinale. La scienza e la medicina non sono democratiche e la verità in quel campo non è quella dettata dalla maggioranza. Emerge invece usando i criteri dell’evidenza scientifica (che ha sue precise norme) e i metodi sperimentali della conoscenza.
Molti hanno la memoria corta, non sembrano possedere il senso della storia. Non ci si ricorda più di come, e non secoli fa, anche nel mondo occidentale le malattie infettive rappresentavano la maggiore causa di morte. Solo a partire dall’Ottocento, proprio grazie ai vaccini – che storicamente hanno preceduto di un secolo l’avvento degli antimicrobici – molte malattie infettive hanno cominciato un lento ma progressivo declino: si pensi al vaiolo - ora scomparso dalla faccia della Terra - o alla poliomielite, anch’essa in procinto di essere dichiarata malattia estinta. Tentennare sui vaccini rischia di farci regredire ai tempi in cui le infezioni dominavano la scena sanitaria.
I pregiudizi sui pericoli legati alle vaccinazioni e i ritardi sull’attuazione del piano che ne autorizza l’obbligo per la popolazione scolastica non hanno ragione di essere. Quest’ultimo è un atto legittimo sul piano giuridico – non lede la libertà individuale, ma garantisce la tutela della salute pubblica – e certamente efficace dal punto di vista sanitario. I benefici della vaccinazione sono dunque superiori ai rischi e ai costi. Occorre evitare strumentalizzazioni e ambiguità, dilazioni e tentennamenti. Serve invece un’adeguata e corretta informazione, un’alleanza conoscitiva senza preconcetti e pregiudizi, per non sprecare le opportunità che la medicina offre oggi a tutti per la tutela della salute.