Gentile direttore,
mi presento subito: sono una casalinga e pensionata settantenne, che ha fatto solo la terza media. E vorrei esprimere la mia opinione in riferimento all’articolo di Ferdinando Camon su 'Avvenire' del 3 dicembre scorso, titolato 'L’insostenibile gravità della lode a Hitler'. Lo scrittore in certo qual modo giustifica la sua concittadina essendo, secondo lui, una semplice casalinga disinformata. Afferma inoltre che la stessa non è malvagia, ma che evidentemente non ha mai visto un lager. Colgo l’ironia di Camon, ma voglio difendere con forza la mia categoria! Io non ho fatto le superiori, non sono mai stata ad Auschwitz o Birkenau, ma la mia casa è piena di libri sulla Shoah (in primis 'Se questo è un uomo' di Primo Levi) e su tanti altri Olocausti della storia. Ho visto documentari, film, ascoltato testimonianze... è impossibile non sapere; non c’è ignoranza che tenga. In tutto ciò c’è tanta malafede, oppure un pericoloso 'indottrinamento' da parte di qualcuno, specialmente nei riguardi di chi vive solo su Internet, prendendo grossi abbagli! Se penso poi al professore universitario in questione, la cosa mi intristisce e preoccupa ancora di più. Ho tre nipoti che vorrei con tutto il cuore potessero vivere una bella e sana vita, fatta di relazioni, di apertura verso tutti, in un mondo più pulito e a misura d’uomo dove ci sia molto più amore e molto meno odio! Tutto ciò sembra diventare utopia ogni giorno di più, ma la speranza non deve mai morire e tutti ci dobbiamo impegnare perché questo sia possibile. La saluto cordialmente e la ringrazio per il suo bel giornale, che diventa ogni giorno più un punto di riferimento importante. Con stima.
Maria C. Torino
Mi piace così tanto la scrittura di Camon – e lui lo sa, e i lettori lo possono constatare – che prendo sempre per il verso giusto le sue pacate e affilate argomentazioni. Per non tagliarmi e per far sì che, invece, taglino indifferenze, supponenze, superficialità. Ma mi piacciono molto anche la sua «difesa della categoria» delle casalinghe e le argomentazioni sulla colpevole smemoratezza dell’immane misfatto del nazismo, che trovo altrettanto pacate e affilate. La ringrazio davvero. Senza aver nessun altro titolo per giudicare che il mio quotidiano maneggiar parole, gentile e cara signora Maria, mi sento di dirle che la sua prosa è tra le più efficaci che abbia letto in dieci anni abbondanti di dialogo coi lettori. Con viva cordialità.