Sud giuste priorità e riforme si parta da povertà educativa
giovedì 29 luglio 2021

Caro direttore,
la lettera con la quale don Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, ha inteso rivolgersi alle classi dirigenti meridionali, nazionali ed europee, segna per me, politicamente e anche intimamente, uno spartiacque nel dibattito pubblico sulle risorse previste nel Mezzogiorno dal Pnrr, sul loro efficace utilizzo, sulla loro concreta capacità di determinare un cambiamento nella vita quotidiana dei milioni di cittadini che vivono la parte più a Sud del nostro Paese. Non che non vi sia stato finora un dibattito pubblico, ma come da più parti si è notato, questo dibattito ha riguardato fin qui la quantità di risorse destinate, in un ginepraio di cifre da far girare la testa. Spesso si è avuta la sensazione che nelle pieghe delle centinaia di pagine del Piano risiedessero le solite furbizie ai danni dei meridionali. Non ho mai creduto, carte alle mano, che il tema fosse questo.

Non sottovaluto affatto la necessità di vigilare con rigore, che cioè quanto dichiarato e scritto dal Governo debba essere oggetto di verifica costante e che l’opinione pubblica debba essere messa in condizione di valutare costantemente la serietà degli impegni assunti. Eppure quella lettera, anche se ammonisce noi tutti che esercitiamo un mandato democratico, mi conforta nel convincimento che il problema e insieme la grande opportunità che il Piano rappresenta per il Mezzogiorno è nel concreto dispiegarsi di una stagione di riforme. Su questo bisogna misurare la capacità di intendere il Mezzogiorno quale leva produttiva, strategica, etica per il Paese intero e per l’intera Europa. Nel periodo storico più simile a quello che stiamo vivendo, il Dopoguerra e i successivi vent’anni di Ricostruzione, pur rivelandosi parziale, chiaro fu lo spirito che animò lo sforzo di risorse e riforme verso il Mezzogiorno. Quando furono inaugurati i lavori dell’Autostrada del Sole, quando furono posate le prime pietre per il Piano Ina-Casa, quando si fece ogni investimento necessario per l’effettivo rispetto dell’obbligo scolastico a 14 anni, anche nelle zone rurali, si intese dare vita a due princìpi costituzionali di cui naturalmente il Mezzogiorno avrebbe beneficiato: l’unità nazionale e la rimozione degli ostacoli che limitano la partecipazione alla vita civile.

A ciò si aggiunse una serie di riforme all’epoca vitali, che intervennero nella struttura economica e sociale anche del Sud. L’arcivescovo Battaglia ci richiama a un uso più sobrio e contenuto dei termini, eppure nelle sei 'missioni' del Pnrr io intravedo, nelle mutate condizioni, gli stessi strumenti, gli stessi bisogni. Un esempio su tutti sono le misure di contrasto alla povertà educativa, che nelle nostre terre comincia a diventare una piaga. Ciò che manca è la tensione politica e lo spirito civile e pubblico. Un dibattito aggrovigliato nella temperie di dichiarazioni quotidiane che non fa i conti con le vere sofferenze del Paese sarà del tutto inadeguato alla missione che spetta all’intera classe dirigente meridionale. Un processo di riforme che non diviene, nel merito e nello spirito, patrimonio dell’urgenza vera del Paese sarà insufficiente a rimuovere vecchi e nuovi divari.

Deputata europea Pd

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