Caro direttore,
bisogna separare il grano dalla pula: le cose buone vanno riconosciute e, con discernimento, separate da quelle cattive. Con tutte le avvertenze del caso: essendo il contadino un essere umano, qualche pula può scappare. Per essere ancora più concreti andiamo allora a vedere sui temi richiamati dal Congresso di Verona, qual è – oggi – lo stato dell’arte nel luogo della 'sostanza', dove cioè il pensiero diventa azione concreta, vale a dire il Parlamento; per valutare se davvero 'vita' e 'famiglia' da slogan si trasformano in scelte politiche.
Attualmente pendono alle Camere una trentina di proposte di legge a riguardo. Si va dalla tutela della maternità al fine vita, dalle politiche familiari, alla protezione dei minori e delle fragilità. Proviamo a operare quella faticosa (e fallibile) opera di discernimento. Il dramma dell’aborto. Su questo tema si rintracciano due linee, una che fa leva sul sostegno socio-economico alla donna e alla famiglia, l’altra che cerca misure alternative. Grano per entrambe le prospettive. Anche il criticato ddl Stefani (Lega) che amplia la scelta della donna, introducendo la possibilità di un’adozione alla nascita (e non del concepito, come semplicisticamente si riassume), va nella direzione dell’ampliamento delle possibilità alternative offerte alla donna davanti al tragico dilemma della prospettiva abortiva.
Il fine vita. Pessimo il progetto sull’eutanasia, presentato da venti senatori 5 Stelle, due pd ed Emma Bonino (ddl S 219), che rompe totalmente il già provato legame solidaristico tra i consociati nella fase della malattia inguaribile. Piuttosto vanno rafforzate misure di accudimento e di cura, non la facile (ed economicamente più conveniente) strada dell’interruzione della vita in nome di una autodeterminazione che proprio nelle situazioni di fragilità è spesso il simulacro di un’autentica libertà. Qui occorrerà discernere quanto e fino a che punto il problematico 'invito' della Corte costituzionale a legiferare sul tema sia corrisposto dal Parlamento, unico depositario della sovranità popolare secondo la prospettiva tracciata dai nostri padri costituenti.
Ancora in tema di famiglia. Il Forum della famiglie presieduto da Gigi De Palo (che a Verona, assieme all’associazione che presiedo, non erano presenti) reclama a gran voce di utilizzare davvero il meccanismo del 'fattore famiglia' già messo a punto e proposto da tempo, strumento decisivo per incentivare la natalità.
Sui figli. Critico (più pula che grano) è il ddl Pillon, che pare utilizzare un freddo algoritmo nella gestione dei figli di genitori separati, svilendo il legame privilegiato che la natura ha assegnato alla donna con l’avventura unica e peculiare della maternità. Vedremo e valuteremo il nuovo testo unificato che sembra in dirittura d’arrivo. Sempre in tema di maternità.
Doverosa e urgente appare l’effettiva persecuzione del reato di surrogazione (il cosiddetto 'utero in affitto') perpetrato da italiani all’estero. Qui i cinque progetti di legge pendenti sono tutti a firma di parlamentari di centrodestra. Poi ci sono proposte che intrecciano la prospettiva antropologica con quella sociale: pensiamo allo scellerato proposito salviniano di riapertura della case chiuse, dove la dignità della donna già vituperata da un 'mestiere' umiliante verrebbe normalizzata nei postriboli di Stato. Grazie al cielo, la Corte costituzionale ha di recente scritto la parola fine. Quindi la liberalizzazione della droghe leggere (pula), esemplare modello di uno Stato che abdica definitivamente ai suoi compiti di tutela della persone più fragili.
E il gioco d’azzardo, dove va riconosciuto che i 5 Stelle (anche con l’adesione del Pd e del partito di Giorgia Meloni) hanno fatto la loro parte col divieto di pubblicità del gambling. A dire che nessuno può sentirsi escluso dal dovere di battere il grano sull’aia per separarlo da pula e rimasugli di paglia. Con discernimento. Al lavoro, dunque, per rendere davvero sostanza i temi del congresso scaligero.
Presidente nazionale di Scienza & Vita