Il caso della professoressa di Palermo Rosa Maria Dell’Aria ha fatto molto discutere, con commenti di tipo diverso, ma in pochi casi mettendo veramente in gioco le due questioni coinvolte: la storia e il suo insegnamento; la scuola, i suoi obiettivi e i suoi metodi. Immaginiamo che un insegnante dia ai suoi allievi un tema da svolgere: «Che cosa significa celebrare oggi la Giornata della Memoria?». E immaginiamo, ora, tre possibili risposte, cioè tre possibili libere, legittime opinioni sull’oggi (una di queste è quella che chiude il lavoro degli allievi della professoressa Dell’Aria, lavoro che ha suscitato scandalo e fatto sospendere la professoressa).
Prima risposta: «Significa impegnarsi per contrastare quello che accade oggi e agire contro una politica nazionalista e xenofoba che sta ripetendo gli errori di allora». Seconda risposta: «Significa impegnarsi per protestare contro quello che accade oggi e non lasciarsi manipolare da una politica nazionalista e xenofoba che rischia di ripetere gli errori di allora». Terza risposta: «Significa non impegnarsi rispetto a quello che accade oggi, non chiedersi se e in che forme esista una politica nazionalista e xenofoba e soprattutto non prendere neppure lontanamente in considerazione la possibilità che ci possa essere ancora un rischio che si ripetano gli errori di allora».
La prima risposta è di tipo politico-militante, con certezze sull’oggi; la seconda è di impegno critico a tenere desta l’attenzione affinché i segni, oggi, di nazionalismo e xenofobia non portino domani a esiti comparabili a errori del passato; la terza è di totale disimpegno culturale e civile. Qual è la risposta educativamente desiderabile (posto che, in quanto libera manifestazione del pensiero, tutte e tre possano esprimersi da parte di studenti)? Sicuramente la seconda, che è perfettamente nello spirito dei valori costituzionali, nonché della Lettera ai giudici di don Milani. Ebbene, questa è stata la risposta degli studenti palermitani. La professoressa Dell’Aria poteva certo lasciar cadere nel nulla la Giornata della Memoria, poteva fare una lezione frontale tra la noia disinteressata dei ragazzi (sappiamo bene quanta fatica è necessaria per interessare gli studenti allo studio della storia, in particolare in un istituto tecnico) o poteva cercare di appassionarli e di motivarli per uno studio autonomo, condotto in modo critico. È quello che ha fatto, e ha fatto benissimo. Merita un plauso.
Da vecchio collega ed ex-insegnante di scuola superiore ammiro la professoressa Dell’Aria e tutti i professori che, con vero eroismo civile, contrastano il bullismo diffuso, l’inciviltà crescente e l’insensibilità verso la dignità umana, tra innumerevoli ostilità che configurano spesso una sindrome da burn out. E un atto di questo tipo è stata la sospensione della docente: un atto – come, su queste colonne, ha sottolineato anche la collega Milena Santerini – sproporzionato, grave e inaudito, che delegittima l’intero corpo docente. Un atto, peraltro, sul quale l’incontro ieri tra l’insegnante e i ministri Bussetti e Salvini ha schiuso spiragli di ripensamento. Ma quante cautele, discussioni, attente verifiche vengono condotte prima di sospendere uno studente. Ebbene (questo è il messaggio) da ora, cari docenti, siete avvertiti: non azzardatevi a entrare nel campo dei valori della dignità umana, non impegnatevi per una pedagogia critica, nessun I care alla don Milani: in men che non si dica sarete sospesi. Ecco quanto è facile, in poco tempo, picconare la Scuola italiana e distruggere l’autorità insegnante.
Certo, come un qualsiasi elaborato studentesco, come un tema o una tesina, anche questo lavoro degli studenti palermitani appare acerbo, approssimativo, con i tipici rischi di semplificazione e dunque di errore di chi sta cominciando a studiare la storia contemporanea. Verissimo. E allora? E allora bisogna dare all’intelligente professoressa Dell’Aria i mezzi e le risorse per sviluppare didatticamente questo iniziale – ma vivo – interesse studentesco in un’occasione per accrescere la conoscenza storica: dunque, darle più ore per le lezioni di storia, far capire che – più in generale – il suo studio è importante, darle magari un 'laboratorio di didattica della storia' per un insegnamento più attivo e vivace, come le esperienze internazionali (e anche le migliori esperienze nazionali) da tempo indicano. Ecco quello che serve: un di più, non un di meno di storia.
Un di più di coscienza civile. E un caldo ringraziamento alla professoressa Dell’Aria perché, pur con pochi mezzi, riesce a interessare i suoi ragazzi. Per questo, come ordinario di Storia dell’educazione in un ateneo della Repubblica e da Presidente della società che raccoglie tutti gli storici italiani dell’educazione (il Cirse), chiedo al Ministro dell’Istruzione, che è estraneo a questo sbagliato provvedimento di censura, di proporre al Presidente della Repubblica di conferire alla professoressa Dell’Aria la medaglia di benemerita della scuola.
Pedagogista Università di Modena e Reggio Emilia