Settimana a dir poco convulsa quella dal 6 al 13 novembre 2015. Venerdì 6 muore l’antropologo francese Renè Girard. Lunedì 9 la scuola elementare Giacomo Matteotti di Firenze disdice la visita alla mostra 'Bellezza divina' presso il Palazzo Strozzi con quadri di Vang Gogh, Chagall, Picasso... Motivo dello stop: non urtare la sensibilità dei non cattolici visto il contenuto religioso delle opere presenti nella mostra (con ulteriore coda in data 17 novembre e lieto fine dell’increscioso episodio: intervento del Ministero, ripensamento della scuola, e sblocco del blocco per cui gli studenti andranno alla mostra). Venerdì 13 a Parigi scoppia l’inferno e in pochi minuti muoiono più di 120 persone a causa dei diversi attentati sparsi per la città rivendicati dall’Isis. Venerdì 13 arriva in Italia la notizia che negli Usa un centinaio di donne, tra cui molte adolescenti, rimaste incinte senza volerlo, hanno deciso di fare causa alla "Qualitest Pharmaceuticals", ditta della Pennsylvania, produttrice di pillole contraccettive perché, sulla confezione, il calendario che indicava i tempi per l’assunzione delle pillole era stato stampato al contrario. Cosa hanno in comune questi eventi a parte il fatto di essere accaduti nella stessa settimana? Un primo nesso è già riscontrabile tra la morte di Girard e le stragi di Parigi, ed è il nesso tra
La violenza e il sacro, titolo di una tra le opere più famose del noto antropologo: i terroristi che hanno compiuto quegli eccidi gridavano 'Allah è grande!' mentre si facevano saltare in aria insieme a tante altre vittime innocenti. Ecco la parola chiave, che tiene uniti i quattro episodi: la vittima. Su questa figura si è concentrata la riflessione di Girard, intuendo la novità insita nel cristianesimo che rovescia il paradigma della violenza: se il mondo antico aveva celebrato la forza e i vincitori, Romolo su Remo, la Bibbia e, poi, il Vangelo ribaltano la sentenza, per cui è Abele il giusto, è la vittima innocente di Caino a essere il modello da celebrare e seguire, e chi lo seguirà fino in fondo sarà Gesù di Nazareth, vittima definitiva, che spezzerà una volta per tutte il nesso mortale che lega la violenza al sacro. C’è una vittima innocente anche nel piccolo episodio della scuola di Firenze, almeno finché c’è stato il blocco alla visita, anzi qui le vittime sarebbero state due se non si fosse ribaltata la decisione del 9 novembre: una è l’arte stessa, ignorata dall’istituzione, la scuola, che dovrebbe più di altre frequentarla, coltivarla, darne senso e ragione; e l’altra è la scolaresca, quei bambini a cui sarebbe stato impedito di godere dell’arte, 'uccisa' perché sacra, colpevole di essere violenta o comunque troppo offensiva in questo tempo di delicata (ma non sempre) dittatura della correttezza politica. Ancora una volta la correttezza avrebbe ucciso la giustizia. Giustizia infatti vorrebbe che i bambini delle scuole vengano accompagnati dagli adulti a godere dell’arte, che siano esposti all’impatto, forte e inquietante, che l’arte provoca; ma a questa esposizione l’Occidente non sembra essere più preparato. Le vittime innocenti di Parigi sono purtroppo già note alle opinioni pubbliche di tutto il mondo che ne sta scoprendo il numero, il nome, il volto, elementi e storie che non dimenticheremo, nonostante l’orgia mediatica che spesso tradisce il proprio scopo realizzando l’effetto opposto dell’assuefazione e del facile oblio. E infine ci sono le vittime innocenti per eccellenza: i bambini che molto probabilmente non nasceranno, pur essendo stati concepiti qualche mese fa in Pennsylvania, figli generati ma non desiderati. La vita è così, è invasiva e bussa, in molti modi, alle nostre porte, attraverso le maglie delle difese che si ergono in modo contraccettivo e passa anche grazie agli errori materiali di una confezione medica, oppure lungo il Mediterraneo attraverso le maglie delle barriere che gli stati erigono a difesa contro l’invasione; la vita preme, bussa, così come la morte. Cento e più morti a Parigi, cento mancate nascite in Pennsylvania, in un caso portate da emissari di morte, nell’altro da gesti potenzialmente portatori di vita. Forse qualcuno di questi figli non voluti verrà accolto e riuscirà a nascere, forse qualche porta, lasciata semiaperta per errore, sarà definitivamente e consapevolmente aperta, non lo sappiamo, ma sappiamo che la storia, quella vera, è scritta dalle vittime, gli unici giusti.