Sani limiti alla proprietà
giovedì 3 dicembre 2020

Continua a destare scalpore in alcuni ambienti il fatto che il Papa parli di «proprietà privata» come di un diritto secondario, cioè non assoluto e intoccabile. Francesco, in realtà, non dice nulla di nuovo ribadendo quanto la Dottrina sociale della Chiesa afferma da sempre.
Ancora più sorprendente sarebbe forse per alcuni riflettere sul fatto che lo stesso principio vale in tutti gli ordinamenti giuridici (incluso quello italiano) nei quali esiste il principio dell’espropriazione per motivi di pubblica utilità, in virtù del quale la pubblica amministrazione può acquisire la proprietà di un bene, previo pagamento di un indennizzo indipendentemente dalla volontà del proprietario. È grazie a questo principio, ribadito dal Papa anche nella Fratelli tutti, che abbiamo lunghi rettilinei nelle autostrade e non circuiti tortuosi che passano attorno alle abitazioni di proprietari che non acconsentono a cedere la propria proprietà per motivi di pubblica utilità. La riflessione della comunità credente sul tema è molto ricca e articolata. La proprietà è un valore perché conferisce alla persona sicurezza e stabilità economica. Esiste però un bene superiore a essa che è rappresentato dalla sua destinazione universale. Il significato di questa affermazione è che la stessa proprietà trova il suo utilizzo migliore (diremmo diventa più generativa) quando è utile per realizzare fini sociali più grandi. Anche quando affermiamo questo principio non siamo sulla Luna. Tutta l’economia moderna è fondata sulla destinazione sociale dell’uso del risparmio che, se depositato in banca (e non messo sotto il materasso), fornisce risorse necessarie alle banche per finanziare gli investimenti di famiglie e imprese.

La riflessione sulla destinazione universale dei beni si è ulteriormente evoluta in tempi recenti attraverso lo sviluppo del concetto del 'voto col portafoglio'.
Che offre ulteriori opportunità di generatività e ricchezza di senso ai nostri consumi e risparmi trasformando le proprietà di beni o risorse finanziarie in strumenti che possono avere impatti sempre maggiori in termini di effetti positivi sulla vita di altri esseri umani, premiando imprese che danno dignità al lavoro, promuovono reinserimento sociale e tutelano l’ambiente.
Quando qualcuno di noi aprendo una credenza vede un servizio di tazzine acquistato tramite lista di nozze equosolidale sa che quel servizio di tazzine ha un significato particolare, perché è stato un piccolo contributo alla promozione di dignità e di inserimento nei circuiti sociali ed economici di comunità produttive tagliate fuori dai meccanismi di mercato e ha favorito la loro crescita produttiva. La Chiesa non ha mai sposato l’eccesso opposto del pauperismo e ha sempre riconosciuto che la capacità di creare valore economico è una virtù sociale importantissima perché altrimenti non ci sarebbe nulla neanche da redistribuire attraverso il prelievo fiscale e destinare alla creazione di beni pubblici e alla tutela dei beni comuni.
Un’evoluzione recente ancora più interessante è quella dell’accesso e della connessione (alla rete, a banche dati, ad abbonamenti televisivi, a mezzi di trasporto utilizzati in sharing) che oggi sono ancor più importanti in molti casi (non tutti ovviamente) della proprietà stessa dei beni assicurando gli stessi principi di sicurezza e stabilità economica ed essendo più 'efficienti' in termini di sostenibilità ambientale.

Sono molte le proprietà demaniali ecclesiastiche e i beni degli enti religiosi che rischiano di rimanere abbandonati e improduttivi, assieme a tutti quelli dei privati in tempi difficili, in cui purtroppo il Paese invecchia e la situazione demografica è drammatica. Gli esempi frequenti di rigenerazione di queste proprietà – ad esempio attraverso la promozione di nuove aziende agricole affidate a giovani (proprietari e no) dotati di progetti validi e il comodato d’uso per destinare immobili altrimenti abbandonati a iniziative coerenti con la missione e la visione degli ordini religiosi e dei fedeli che ne hanno consentito l’acquisto con le proprie donazioni – rappresentano applicazioni importanti del discorso cristiano e del ragionamento del Papa sulla proprietà. La destinazione universale dei beni e il diritto non assoluto della proprietà non sono affatto un limite, ma un’opportunità per la generatività e la ricchezza di senso del nostro vivere.

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