Rokia e Fatima, ordini ciechi e mani e coscienze che salvano
mercoledì 21 dicembre 2022

Lampedusa, la morte e la vita. L’estremo dolore e la gioia infinita. Il mare che toglie e il mare che dona. Il silenzio e il primo vagito di un neonato. Come le onde che vanno e vengono, le acque dell’isola siciliana hanno tolto la vita a Rokia, bimba ivoriana, morta domenica tra le braccia della giovane madre, e il giorno dopo le stesse acque hanno portato una piccola, anche lei ivoriana, tra le braccia della mamma. Si chiama Fatima ed è nata a bordo di una motovedetta della Guardia Costiera. Fatima, “colei che svezza”, un nome di speranza, in vista della costa lampedusana, il luogo della speranza per migliaia di uomini e donne, tanti bambini, che si affidano al mare. E il mare dà e strappa.

Può strappare, se uomini di buona volontà e di grande cuore non intervenissero. Qualche volte ce la fanno, come per Fatima, altre volte no, come per Rokia. Stesse barchette di metallo insicure, strapiene, malferme. Stesso mare, bellissimo e terribile. Che sia terribile ce ne accorgiamo quando muoiono bimbi o quando accade un naufragio e si contano tanti dispersi. Lo sanno bene gli uomini che ogni giorno sono in mare per impedire queste tragedie. Gli uomini della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza, i volontari delle Ong. Sono in mare per soccorrere, per salvare. Hanno le stesse mani generose, poche parole e molta azione. Li abbiamo visti tante volte. L’ultima nel porto di Gioia Tauro, quando le mani dei volontari della Rise Above hanno consegnato gli immigrati salvati nelle mani dei nostri uomini in divisa. Ciao, una carezza, un sorriso.

Poche parole, un passaggio di testimone. Poche parole, nello stile degli uomini di mare. Uomini che salvano, che dobbiamo non solo ringraziare ma aiutare, agevolare. Le annunciate linee guida del Ministero dell’Interno sembrano ancora una volta imboccare un’altra strada. Punitiva per le Ong, inutilmente rigida, e probabilmente inapplicabile se non addirittura in violazioni di norme internazionali. Se invece che la motovedetta fosse intervenuta una Ong, con immigrati a bordo, non avrebbe potuto imbarcare la mamma di Fatima. E la piccola sarebbe, forse, nata sulla barchetta di lamiera. Col rischio di non riuscire a sopravvivere, così come Rokia. E ora non staremmo qui a scrivere di morte e di vita, ma solo di morte. È questo che si vuole? Piccole bare bianche o i sorrisi dei bimbi?

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: