Caro direttore,
sono passati nove mesi dall’insediamento della Giunta Capitolina, e l’unica novità di rilievo che si riscontra nel campo dei rifiuti è la determinazione del sindaco Gualtieri a realizzare un grande inceneritore con recupero energetico da 600.000 t/anno, che tuttavia non potrà entrare in funzione prima di 7 anni. Il sindaco di Roma non ha ritenuto fino a oggi di dover spiegare ai cittadini come sia giunto a tale scelta. In questi ultimi giorni, per di più, ha ripetutamente decantato le meraviglie di un inceneritore di Parigi soffermandosi sulla bellezza dell’edificio con vista sulla torre Eiffèl.
Ma i cittadini hanno diritto di sapere su che basi il sindaco sia giunto alla convinzione che questa sia la scelta migliore, e quali alternative abbia esaminato. Per una scelta che influenzerà la vita della città nei prossimi trent’anni, i cittadini hanno diritto alla massima trasparenza. Gualtieri ha dichiarato che «grazie alle tecnologie innovative utilizzate, in questo impianto si crea energia pulita applicando i princìpi dell’economia circolare, con uno scarto minimo».
In realtà, i rifiuti sono un pessimo combustibile, in quanto non possono garantire quella stabilità parametrica necessaria a una buona combustione; prova ne è che l’evoluzione quarantennale di questi impianti ha riguardato quasi esclusivamente i sistemi di filtraggio dei fumi, per limitare l’emissione di inquinanti pericolosi come diossine e furani. Gualtieri sembra inoltre non aver chiaro che alla base della «economia circolare» ci deve essere la creazione di un sistema organizzato, di un modello di gestione coerente e di un insieme di tecnologie che possano garantire il maggior riciclo di materia. La scelta degli impianti è funzionale al sistema e non viceversa. Definire a priori una sola opzione tecnologica per il trattamento di ben 600.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati, è l’esatto contrario dell’economia circolare. Questo impianto non produrrebbe «uno scarto minimo», ma circa 140.000 t di rifiuti speciali e pericolosi non riciclabili, come evidenziato dai dati del 2021 dell’inceneritore di Torino, il più moderno di tali dimensioni realizzato in Italia, attivo dal 2014.
Da una indagine che conducemmo in Ama quando ero consigliere di amministrazione (2017-2019), risultò che con una buona raccolta differenziata resterebbero non più di 200.000 t/a di rifiuti indifferenziati. Di seguito elenco brevemente solo alcune delle più innovative tecniche emerse negli ultimi 10 anni, che dimostrano che la scelta dell’incenerimento è tutt’altro che una scelta avanzata. Assorisorse (associazione di Confindustria), nella premessa alla sua proposta tecnologica, relega i termovalorizzatori agli anni 60-80 del secolo scorso, cioè a quaranta-sessanta anni fa, e propone di trattare i rifiuti indifferenziati attraverso diverse tecnologie applicate in una unica piattaforma, producendo in uscita: bioolio (combustibile), biometano, idrogeno, etanolo, lana di roccia, polipropilene, polietilene, metalli, vetro e acqua depurata.
Ciò eviterebbe la combustione del 98% dei rifiuti trattati. Maire Tecnimont, gruppo industriale leader internazionale nella trasformazione delle risorse naturali, propone un modello denominato Distretto Circolare Verde, dove si effettua la conversione chimica della plastica non riciclabile ottenendo nuovi polimeri riciclati di alta qualità, materie prime per nuovi prodotti chimici e carburanti green, idrogeno, metanolo, etanolo, ammoniaca. Itea, società del gruppo Sofinter, uno dei leader mondiali nella fornitura di caldaie per la produzione di energia, propone l’ossicombustione (combustione senza fiamma in ambiente saturo d’ossigeno). Questa tecnologia produce concentrazioni di diossine 100 volte inferiori ai limiti di legge. Le sue ceneri vetrificate, sono riciclabili per la produzione di piastrelle e altri materiali da costruzione.
È annoverata fra le migliori tecnologie (Bat) europee. Prima di sbilanciarsi con tanta determinazione in un’unica direzione, il sindaco Gualtieri dovrebbe chiedere agli uffici tecnici dell’Assessorato all’Ambiente di progettare, insieme ai tecnici di Ama, 'il sistema', cioè il modello gestionale che intende applicare alla città e poi aprire un tavolo tecnico con i maggiori player nel campo dell’innovazione tecnologica, per poter scegliere, in modo trasparente e dimostrabile, le «migliori tecnologie».
Ingegnere, direttore scientifico di Greenaccord