martedì 22 dicembre 2020
Nei giorni scorsi “Avvenire” ha dato in modo essenziale la notizia della morte, a soli 46 anni, di Sara Melodia, che era responsabile di sviluppo di tutte le serie e i film della Lux vide...
Sara Melodia

Sara Melodia - Ansa

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Caro direttore,

nei giorni scorsi “Avvenire” ha dato in modo essenziale la notizia della morte, a soli 46 anni, di Sara Melodia, che era responsabile di sviluppo di tutte le serie e i film della Lux vide. Credo che i lettori di “Avvenire “saranno grati di sapere qualcosa di più di questa giovane donna che in questo dicembre 2020 ci ha lasciato prematuramente, specialmente se hanno avuto a che fare con qualche frutto del suo lavoro, se hanno visto serie come Don Matteo, Un passo dal cielo, Che Dio ci aiuti, L’isola di Pietro, Doc-Nelle tue mani e serie internazionali Rai come Guerra e pace, Anna Karenina, le tre stagioni di Medici, o – su Sky- la serie Diavoli.

Ho conosciuto Sara quando ancora studiava filosofia all’Università Cattolica alla fine degli anni 90 e poi ho avuto modo di collaborare con lei in questi ultimi vent’anni su alcuni progetti della Lux. Che cosa faceva Sara Melodia? Come responsabile di sviluppo condivideva con il produttore Luca Bernabei molte decisioni fondamentali su una serie, come la scelta stessa dei progetti da sviluppare, la scelta degli sceneggiatori e dei registi, l’impostazione di fondo da dare alla serie –quindi che cosa raccontare e come –, la scelta degli attori… Sara aveva una lucidità straordinaria, una capacità di lavorare sulle storie fuori dal comune e anche una grande passione per la televisione: in questo aveva veramente preso tanto da Ettore Bernabei, e dal suo impegno per una tv che arrivasse a tutti, dai più colti ai più semplici, appassionandoli e divertendoli, ma sempre dicendo qualcosa di vero e di profondo sulla nostra condizione umana, anzitutto sul fatto che siamo figli di Dio, che c’è una Provvidenza, e che nella vita si può sempre ricominciare qualsiasi siano stati i nostri errori.

Luca Bernabei ai funerali l’ha definita la "regina della fiction italiana" perché nell’ambiente professionale queste sue capacità erano notissime, ed era stimata e corteggiata da produttori e network. Ma lei era contenta di fare il lavoro che faceva, con una squadra eccezionale con cui ha costruito legami solidissimi di stima e profonda, sincera amicizia. Non è così frequente che gli amici più cari siano proprio i colleghi più stretti, in un mondo iper-competitivo e spesso individualista come quello televisivo.

Era una professionista straordinaria, quindi. E amava seguire i progetti fino alla fine: non solo supervisionava tutte le sceneggiature (come ha ricordato, con commozione, Elena Sofia Ricci), ma interveniva sui montaggi, sulle musiche, sul ritmo, sui tagli delle inquadrature, fino all’ultimo dettaglio di ogni puntata da mandare in onda.

Ma c’è anche un lato che è bello che i lettori di “Avvenire” conoscano: era davvero una donna di profonda fede, vissuta ogni giorno, ogni momento, con straordinaria eleganza e con il sorriso sulle labbra, cosa ancora più rara in un mondo fatto spesso di cinici e di disillusi. Sapeva conquistarsi l’interlocutore con il sorriso, ma anche con una forza straordinaria che veniva da dentro e sorprendeva, in una donna che fisicamente era minutissima e poteva sembrare quasi una bambina. Sapeva parlare dell’amore di Dio anche a persone lontane dalla fede, trovando il momento e il tono più adatti.

Quando, mentre aspettava il terzo figlio, ha saputo di avere un tumore, non ha esitato a rinviare le cure a parto avvenuto. Quando poi, un paio di anni dopo, alla fine del 2018, le hanno detto che il tumore si era riattivato a partire dal fegato, e che avrebbe avuto poco tempo di vita, ha reagito con grande fede e abbandono alla Provvidenza. Ha fatto un viaggio a Lourdes con gli amici e colleghi più stretti, e nei mesi successivi ha continuato a lavorare, fino all’ultimo, sempre con il sorriso sulle labbra, senza mai lamentarsi delle chemio, dei viaggi per curarsi…, sempre mettendosi nelle mani di Dio. Ha ovviamente continuato a stare accanto al marito – che ha dato un’altra grande testimonianza di fede con la sua vita e con le parole che ha detto al funerale - e dei tre figli, senza mai una parola amara...

Università Cattolica del Sacro Cuore

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