Fratellanza: Giornata Onu e voce del Papa
venerdì 5 febbraio 2021

Sull’orlo del tempo incerto che il mondo intero sta attraversando, le Nazioni Unite hanno appena iscritto la prima Giornata internazionale della Fratellanza umana. Un segno che si vorrebbe foriero di speranze per radicare il nostro futuro nella coesistenza comune. A fronte dei tanti imprenditori della paura, nell’incontro virtuale tenuto ieri ad Abu Dhabi, a memoria della firma del documento sulla Fratellanza umana siglato due anni fa con l’imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, papa Francesco ha parlato con estrema chiarezza e lungimiranza: «O siamo fratelli o crolla tutto». Perché questa «è la frontiera. La frontiera sulla quale dobbiamo costruire. È questa la sfida del nostro secolo, la sfida dei nostri tempi».

È la voce del Papa. Quella che oggi si rende ancora più nitida con l’enciclica Fratelli tutti, che allargando lo sguardo al mondo afferma che ciò che è lontano ci riguarda. Perché lo sguardo della fraternità non è mai miope: è evangelico e umano, ma anche ben più realista di tante ideologie, o di politiche autodefinitesi realiste. E poggiando francescanamente sulla fratellanza presuppone una ri-fondazione culturale per sostenere un disegno della fraternità che non si limiti a considerarla strumento o auspicio, ma delinei una cultura della fraternità da applicare ai rapporti internazionali, per superare i mali e le ombre di un mondo volto a implodere. Una cultura per la quale il metodo è il dialogo e l’obiettivo è perseguire il bene realmente universale, al quale la fede e la Chiesa non possono essere estranee.

Fratelli tutti, che riprende il documento firmato nel 2019 ad Abu Dhabi, si stende infatti in un crinale della storia segnato dall’emergenza pandemica e da una triplice crisi mondiale: socio-economica, ecologica e sanitaria. Si colloca in un tempo di sgretolamento dell’ideale politico e sociale, di relativismo culturale che tende a esaltare l’individualismo e l’isolazionismo riportando in auge terreni fertili per nuove barriere. Si è affermato che il Covid-19 non è l’unica malattia da combattere e che la pandemia ha portato alla luce patologie sociali più ampie: una di queste è la visione distorta della persona, uno sguardo che ne ignora la dignità e il carattere relazionale. Si è anche affermato che «a volte guardiamo gli altri come oggetti, da usare e scartare» e che in realtà questo tipo di sguardo acceca e fomenta una cultura dello scarto che trasforma l’essere umano in un bene di consumo. Per questo la chiave della fraternità rappresenta oggi un sasso gettato nella palude di una fede stagnante, ma anche delle idee e della politica.

L’enciclica di Francesco è rivolta a tutti, ma è innegabile che i primi destinatari siano i cristiani, i cattolici in particolare. La fratellanza è primo orizzonte, e lo sa bene papa Francesco che a esso ha fatto riferimento dando inizio al suo pontificato quando il 13 marzo 2013, affacciandosi al balcone di San Pietro, chinò la testa davanti alla gente per chiederne la benedizione. Quella sera definì la relazione vescovo-popolo come «cammino di fratellanza»: «Preghiamo sempre per noi, l’uno per l’altro – concluse –. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza», esprimendo così un programma nel solco del Concilio a partire dalla Lumen gentium. Seguire questo cammino della Chiesa ha significato riprendere e portare avanti la fraternità universale della Nostra Aetate, firmata da Paolo VI e da tutti i Padri conciliari nel 1965, fino al Documento di Abu Dhabi: «Non c’è alternativa: o costruiremo insieme l’avvenire o non ci sarà futuro».

La voce del Papa è così quella della Chiesa che dal Vaticano II porta a Fratelli tutti, «perché la Chiesa, umile messaggera del Vangelo a tutti i popoli della terra – disse Giovanni Paolo I – , possa contribuire a creare un clima di giustizia, fratellanza e solidarietà senza la quale il mondo non può vivere». La voce del Papa è perciò quella della fede che «porta sempre il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare», e la fede dei veri credenti porta sempre a resistere all’ingiustizia e a tutte le tendenze che minano la coesione sociale, respingendo la subordinazione dell’uomo alla tirannia dei bisogni e dei consumi.

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