Gentile presidente Meloni, all’inizio del suo mandato, del quale se tutto andrà secondo i vostri piani non arriverò a vedere la fine, le vorrei far presente una situazione forse per i più marginale, ma che marginale non è per niente. Perché, a ben vedere, si tratta di un problema di civiltà. Sono uno dei circa seimila malati di Sla. Seimila in tutta Italia. Poca cosa, lo so. Non siamo una categoria per cui valga la pena spendersi più di tanto, non spostiamo né masse né sondaggi. Però esistiamo e, finché lo siamo, siamo vivi. Anche se molti di noi si vergognano di mostrarsi, perfino di dire che sono malati. Si nascondono. Alle ultime elezioni non ho votato, perché non mi sarebbe stato possibile e, se avessi potuto, in tutta onestà le dico che non l’avrei votata. Però ho molto apprezzato il fatto che nel suo governo ci sia anche un Ministero per le Disabilità.
Se scrivo a lei, e non alla titolare di quel Dicastero, è perché il problema nostro e di tutti i disabili gravissimi (i cosiddetti “fragilissimi”, che tradotto vuol dire: con già un piede nella fossa) finisce per coinvolgere diversi ministeri, Sanità, Pubblica Amministrazione, Interno, Economia e Finanza, Affari Regionali e forse anche qualche altro che adesso mi sfugge. Un po’ meno ho apprezzato il fatto che uno dei primi provvedimenti del suo governo è stato il “via libera” alla fine anticipata della sospensione dal lavoro del personale sanitario non vaccinato contro il Covid. A parte l’immoralità di un provvedimento in tal senso, che dovrebbe essere evidente a tutti, il problema è per molti di noi anche di pura e semplice sopravvivenza. Le faccio, gentile Presidente, un esempio terra terra: un anno e mezzo fa una mia fisioterapista è “sparita” da un giorno all’altro. Mia moglie ha chiamato la cooperativa che eroga il servizio, che per me è essenziale, per sapere che cosa fosse successo, e la risposta è stata che la signora in questione era stata sospesa perché, convinta novax, non era in regola con il Green Pass.
La Sla è una malattia un po’ carogna, come forse sa, e una polmonite anche leggera nove volte su dieci può esserci fatale: che dovrei fare se dovesse tornare a “curare” quella signora, e mi dovesse contagiare? Potrei rifiutarla o rischio di essere denunciato per razzismo vaccinale? E qualcuno ha pensato a che cosa succederà negli ospedali con un sostanziale liberi tutti? Quando un paziente Sla, o un immunode-presso, o un altro fragilissimo dovesse trovarsi ricoverato in un reparto dove lavorano medici o infermieri non vaccinati? Forse qualcuno potrebbe dire che quella che pavento è solo una possibilità infinitesimale, ma quando tu sei parte di quell’“infinitesimale” un po’ ti preoccupi. La sanità di tutti è in piena agonia, dopo che per venticinque anni scelleratamente si è favorito il privato. La crisi dei Pronto Soccorso è, dicono, irreversibile, le liste d’attesa insostenibili – anche per i malati oncologici, e non c’è bisogno che spieghi che cosa vuol dire – e d’improvviso ci rendiamo conto che mancano medici e li si va a pescare attraverso cooperative a un costo dieci volte superiore. La sanità è stata falcidiata da tagli a raffica, e i servizi domiciliari sono stati i primi a soffrirne. Lo stesso dicasi per i servizi sociali dei Comuni.
Le faccio un altro esempio terra terra. Se io dovessi finire in una struttura costerei alla comunità da 20 a 40mila euro al mese. Io invece sto a casa, e ho un’incompleta assistenza domiciliare nonostante il fatto che nelle condizioni in cui sono (immobilizzato a letto, respiro da un tubo e da un altro tubo mangio) devo essere accudito giorno e notte, festivi inclusi, e a quasi tutto deve pensare mia moglie. Alla quale peraltro è stato tagliato l’assegno di caregiver, passato da “ben” 700 euro al mese a 600, nonostante il fatto che, quando non deve starmi appresso, sta al telefono a litigare con la burocrazia che tutto fa tranne che renderci la vita serena. Non fa altro. Non ne avrebbe neanche il tempo. E per fortuna le nostre figlie l’aiutano, se no avrebbe bisogno di giornate di trentasei ore. In questo disastro devo anche dirmi abbastanza fortunato perché, nel Lazio dove vivo, come in altre Regioni, ci sono anche servizi migliori o molto migliori, in altre Regioni sono invece peggiori o molto peggiori. O praticamente inesistenti. Ci sono cittadini di serie A, B, C, D, o anche E, il divario tra le Regioni è abissale. Ci sono differenze mostruose anche all’interno delle stesse Regioni. Come vede, gentile Presidente, non faccio differenze tra i governi che l’hanno preceduta. È una colpa collettiva. Ma il totale fallimento della regionalizzazione è sotto gli occhi di tutti. Durante la campagna elettorale ne ho sentite di tutti i colori, anche e soprattutto da parte della compagine che la sostiene. Flat Tax, scostamenti di bilancio, guerra alle Ong, riarmo e invio di armi, blocchi navali... tutte cose che per realizzarle sarebbe necessario sovvertire la Costituzione, come certamente sa meglio di me. Alle elementari, troppi anni fa, si studiava Educazione Civica, e ho imparato che il forte deve proteggere il debole. Lei mi proteggerà? Se la risposta è sì, la prego di mettere noi malati di Sla tra le priorità del suo Governo. Anche se siamo pochi. Sa, non abbiamo molto tempo.